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Cristina Mazzotti trovata morta 49 anni fa dopo un mese di prigionia: al via il processo per esecutori e mandanti

Dopo 49 anni a processo gli esecutori materiali e i mandanti dell’omicidio di Cristina Mazzotti, la 18enne rapita la sera del primo luglio 1975 a Eupilio (Como) e trovata morta in una discarica di Galliate (Novara) dopo 25 giorni di prigionia.
A cura di Giorgia Venturini
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Cristina Mazzotti e la foto del ritrovamento del suo cadavere
Cristina Mazzotti e la foto del ritrovamento del suo cadavere

Si apre il processo sul caso di Cristina Mazzotti, la 18enne rapita mentre era con i suoi compagni di scuola la sera del primo luglio 1975 a Eupilio (Como) e trovata morta in una discarica di Galliate (Novara) dopo 25 giorni di prigionia. Negli anni su questo caso vennero condannate già tredici persone: tra gli imputati però non finirono mai gli esecutori materiali e i mandanti, questi ultimi vicini alla ‘ndrangheta. Erano gli anni dei sequestri, con i soldi dei ricatti si alimentava la criminalità organizzata.

A distanza di 49 anni domani 25 settembre si apre un nuovo filone del processo. Davanti ai giudici sarà la volta di Giuseppe Morabito, il boss quasi ottantenne della ‘ndrangheta residente nel Varesotto, Giuseppe Calabrò detto "U' Dutturicchio", 70 anni, Antonio Talia, 73 anni, precedenti per armi e droga, e Demetrio Latella, 70 anni.

Quest'ultimo confessò anni dopo di aver preso parte al sequestro dopo che nel 2006 sull'auto in cui venne sequestrata Cristina venne trovata una sua impronta. In un primo momento nei suoi confronti il fascicolo era stato archiviato per poi essere di nuovo aperto quando l'avvocato Fabio Repici – mentre assisteva i familiari del giudice Bruno Caccia, ucciso da un agguato di ‘ndrangheta a Torino nel 1983 – stava cercando informazioni su Latella e si imbatté nella vicenda di Mazzotti. L'avvocato chiese la riaperto del caso alla giudice per l'udienza preliminare Angela Minerva. Tutti e quattro gli imputati sono accusati di sequestro e omicidio: secondo la Procura, gli imputati agirono in concorso ad altre persone che non sono state ancora identifica. Nel nuovo filone del processo il fratello e il sorella della 18enne sono parti civili.

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