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Creano false onlus per ottenere i fondi dell’accoglienza migranti: danno erariale da 5 milioni di euro

Undici persone avrebbero costituito tre false onlus per ottenere i fondi dell’accoglienza migranti. Gran parte di quel denaro, oltre 5 milioni di euro, l’avrebbero usata per “fini personali”.
A cura di Enrico Spaccini
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Attraverso un sistema di false onlus 11 persone avrebbero approfittato dello stato di necessità e urgenza dettato dall'arrivo di migranti con l'obiettivo di ottenere l'affidamento dei servizi di accoglienza aggiudicandosi, così, 29 bandi di gara tra Lodi, Parma e Pavia e intascare 8 milioni di euro. Gran parte di quei fondi, pari a oltre 5 milioni di euro, secondo i finanzieri del Comando provinciale di Lodi sarebbero stati usati per fini privati e non a favore dei migranti. Per questo motivo le Fiamme Gialle hanno eseguito sequestri conservativi, mentre l'Autorità giudiziaria ha citato le 11 persone coinvolte a comparire in udienza per il pagamento dei 5 milioni di euro.

Le tre onlus lombarde e gli 8 milioni di euro ottenuti

Gli accertamenti finanziari sono iniziati in seguito alle già svolte indagini penali condotte dai militari del Nucleo di polizia Economico-finanziaria di Lodi per le quali è già stata emessa una sentenza di condanna dalla Corte d'Appello di Milano su un'associazione per delinquere dedita alla commissione di delitti contro il patrimonio.

Stando a quanto ricostruito, gli 11 avrebbero costituito tre onlus, con le quali gestivano oltre mille migranti accolti in circa 15 centri di accoglienza. Nel periodo compreso tra il 2014 e il 2018, ingannando le Prefetture di Lodi, Parma e Pavia, sarebbero riusciti a vincere 29 bandi di gara e a ottenere oltre 8 milioni di euro di risorse finanziarie.

Le fatture false e i 5 milioni di euro usati per "fini privati"

Gran parte di quei fondi, però, non sarebbero stati utilizzati per l'accoglienza dei richiedenti asilo. I finanzieri, infatti, hanno accertato che gli 11 avrebbero usato false fatturazioni per attestare l'erogazione di servizi in gran parte non resi, rendicontare spese mai sostenute e coprire prelievi di denaro atti a distogliere risorse pubbliche.

La Corte dei Conti ha quindi disposto il provvedimento di sequestro conservativo per gli 11 soggetti coinvolti sottoponendo a vincolo: nove beni immobili, 21 auto, 37 rapporti di conto corrente, quattro quote di partecipazione societarie e nove crediti da rapporto di lavoro. Inoltre, sono stati citati a comparire in udienza per il risarcimento di oltre 5 milioni di euro alle Prefetture coinvolte.

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