Con la firma sul nuovo Dpcm del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sono state diramate le nuove misure a cui i cittadini dovranno sottostare per cercare di limitare ulteriormente la diffusione del contagio da Coronavirus nel Paese. Una situazione che i lombardi conoscono bene e che per primi hanno potuto verificarne l'entità, non solo durante la prima ondata, ma anche recentemente. Molte delle limitazioni e delle chiusure operate dal Governo però, non fanno più notizia in Lombardia, specie se si considera che nella Regione governata da Attilio Fontana vigono misure ancora più stringenti di quelle adottate dall'esecutivo, coprendo il ruolo di apripista per l'attivazione di restrizioni ancora più ferree, poi adottate da altre Regioni e dallo stesso Governo.
Lombardia apripista: dai bar chiusi alla didattica a distanza
Con l'ultima ordinanza firmata dal governatore, e decisa all'unanimità con opposizione e maggioranza, Anci e sindaci dei capoluoghi di provincia, i bar non potevano più servire pietanze se non al tavolo a partire dalle 18, mentre tutti i cittadini – a meno di necessità legate specialmente a motivi di lavoro e di salute – dovevano rimanere a casa dalle 23 alle 5, regola tuttora in vigore. Il Governo ha direttamente deciso di chiudere le attività allo stesso orario, pur mantenendo attive le operazioni di asporto non oltre le 24 e di consegna a domicilio, come in Lombardia. Inoltre, per alleggerire la pressione sul trasporto pubblico, si era deciso di favorire quanto più possibile la didattica a distanza per le scuole superiori, scelta fortemente criticata dalla ministra dell'Istruzione Azzolina che però ha dovuto cedere alla stessa misura nell'ultimo Dpcm del suo Governo.
Il coprifuoco mascherato del Governo e quello delle Regioni
L'esecutivo non ha introdotto regole su un coprifuoco nazionale, costringendo però parallelamente le persone a non uscire di casa poiché impossibilitate a recarsi in bar, ristoranti, cinema, teatri, sale concerto, palestre e piscine. Di fatto è un coprifuoco mascherato. In Lombardia, come poi nel Lazio, in Campania, in Piemonte, regioni che hanno seguito le orme della Regione più colpita dal virus, la restrizione non è stata e non verrà tolta almeno fino al giorno prestabilito della sua naturale fine.