Covid, l’epidemiologo La Vecchia: “In Lombardia siamo ancora lontani dall’immunità di gregge”
Abbiamo raggiunto l'immunità di gregge in Lombardia? No, e non ci siamo nemmeno vicini. Le percentuali di qualche tempo fa, che parlavano del 70 per cento della popolazione vaccinata come soglia da raggiungere, a causa della più contagiosa variante Delta devono essere ricalcolate. A spiegarlo a Fanpage.it è l'epidemiologo della Statale Carlo La Vecchia: "Israele e Regno Unito sono oltre l'80 per cento ma non hanno comunque raggiunto l'immunità di gregge. Questo è dovuto al fatto che la percentuale del 60-70 per cento era calcolata sul virus originario che aveva un R0 (ovvero l'indice che calcola quanto si trasmette il virus in assenza di protezione) tra 2,5 e 2,6, mentre la variante Delta è oltre il 5 e può arrivare anche a 6-7. Il target per l'immunità di gregge è quindi molto più alto. L'immunità di gregge con la maggiore contagiosità delle varianti diventa sempre più sfuggente, però prima o poi ci arriveremo".
Ma che cosa s'intende di preciso per immunità di gregge? "Ottenere un livello di immunità che impedisca il propagarsi del contagio e quindi dell'epidemia attraverso la vaccinazione, – ha spiegato La Vecchia – quando questo invece viene ottenuto attraverso la malattia si parla di immunità naturale, dove la malattia non si trasmette più perché ha contagiato la maggior parte della popolazione".
La Vecchia: "L'aumento dei contagi è inevitabile, serve vaccinare i 60/79enni"
La variante Delta più contagiosa ha aumentato la percentuale di vaccinati necessaria per raggiungere l'immunità di gregge, che potrebbe anche dover superare "l'80-85 per cento di popolazione" vaccinata, ha detto La Vecchia. Tutto questo inserito in un quadro generale che vede i contagi in aumento."Dal punto di vista dei contagi l'aumento è prevedibile e quasi certamente inevitabile e non riguarda solo la Lombardia ma il resto del Paese, così come ha interessato Gran Bretagna ed Israele, che avevano livelli di vaccinazioni più alti dei nostri – ha precisato La Vecchia -. Il numero dei contagi aumenterà considerevolmente". Questo però non implica che ci troveremo davanti a ondate violente come quelle che abbiamo vissuto nel marzo dello scorso anno: "La situazione sanitaria non raggiungerà senza dubbio i livelli drammatici del marzo 2020, così come i livelli dello scorso inverno e della scorsa primavera. La vaccinazione protegge maggiormente dal contagio, ma soprattutto dalle conseguenze gravi della malattia – ha aggiunto l'epidemiologo -. Inoltre i meno vaccinati sono i giovani che non sviluppano la malattia in modo grave. Se poi la variante Delta abbia delle caratteristiche cliniche diverse, al momento non lo sappiamo". La vera fascia di popolazione da tenere sotto controllo rimane quindi quella dagli over 60 in su: "In Italia il problema vero sono i non giovani non vaccinati o non completamente vaccinati perché possono sviluppare la malattia in modo grave. Gli ultra 80enni sono coperti, dobbiamo coprire invece con le seconde dosi i 60-79enni, che è la prima urgenza, e poi i 50-59enni con prime e seconde dosi, poi arrivano tutti gli altri".
Secondo La Vecchia poi non esistono "irriducibili contro i vaccini" nelle fasce più anziane della popolazione ma solo cittadini che hanno dovuto affrontare, o peggio non hanno ancora affrontato, lo scoglio di una difficile comunicazione: "Soprattutto tra gli anziani e gli adulti che si rendono conto di quanto sia grave questa malattia non esistono ‘gli irriducibili contro il vaccino' perché hanno visto morire loro coetanei, amici e parenti, quindi credo che siano molto pochi. Negli anziani il vero problema credo sia quello comunicativo, come il capire dove iscriversi, e qui penso che sarà rilevante il ruolo dei medici di famiglia. Bisogna sicuramente portare le dosi a casa degli anziani che non si sono ancora vaccinati".
L'allentamento delle misure in Gran Bretagna è una decisione abbastanza singolare
Secondo La Vecchi la decisione della Gran Bretagna di allentare alcune delle misure contro la diffusione del virus, come il distanziamento e l'uso della mascherina nonostante l'aumento dei contagi, è "abbastanza singolare". "Loro hanno un sistema di tracciamento molto più diffuso rispetto agli altri Paesi europei. Nel Regno Unito mandano a casa i tamponi rapidi gratis, fanno un milione di tamponi al giorno, e, oltre che sulla vaccinazione, puntano più sul tracciamento che sul distanziamento" per individuare tempestivamente eventuali focolai e bloccarli sul nascere. Anche una volta raggiunta l'immunità di comunità, comunque per l'epidemiologo "andrebbe mantenuto il distanziamento, soprattutto al chiuso, che rimane ragionevole. Togliere obblighi è rischioso, senza dubbio l'epidemia oggi è molto diffusa quindi bisogna vederne l'evoluzione".
Quando si raggiungerà l'immunità di gregge quindi quali regole dovremo mantenere? "Dobbiamo avere una prospettiva di lungo periodo, questo è stato un virus nuovo che ha causato una pandemia drammatica, la prospettiva più probabile è che nel lungo periodo la popolazione in qualche modo, con vaccinazioni o infezioni, acquisisca una qualche immunità nei confronti di questo virus e che quindi diventi uno dei tanti patogeni che affrontiamo nella nostra vita". Se il virus varierà bisognerà quindi immunizzarsi nuovamente, e la terza dose "la vedo come probabile" tanto che "è già programmata in Italia per il personale sanitario e in Gran Bretagna per gli ultra 70enni e i fragili".
"L'ipotesi più probabile è la convivenza con il virus, Green pass utile per i focolai"
L'ipotesi più probabile rimane quindi quella di una convivenza con il virus, con situazioni sempre meno difficili dal punto di vista sanitario, consci del fatto che "quello che è accaduto a marzo 2020 non si è mai più ripetuto, ogni ondata è stata sempre meno drammatica e molto probabilmente questa quarta ondata lo sarà meno della terza che è stata già la metà della seconda – ha affermato La Vecchia -. Nel medio periodo conviveremo con questo virus, che implica anche vaccinazioni ripetute. Con l'influenza conviviamo vaccinando le fasce deboli e questa potrebbe essere un'evoluzione. Quanto alla diffusione della vaccinazione entro fine anno riusciremo a produrre più di 10 miliardi di vaccini quindi potremmo vaccinare tutti, le dosi ci saranno, lì poi entra in campo un problema logistico in alcune aree del mondo difficili da raggiungere ma le dosi ci saranno".
In merito poi al Green pass, l'epidemiologo ha concluso: "La sua utilità immediata è quella per ridurre i focolai, per i quali è una misura ragionevole, adottarlo quindi dove ci sono assembramenti ha senso, quando sono molto grandi può servire anche all'esterno, penso alle migliaia di persone allo stadio ad esempio. Può anche spingere a vaccinarsi ma non necessariamente chi è più a rischio. Nel futuro immediato, nei prossimi due mesi quindi, il problema è che abbiamo meno vaccini di persone che vogliono vaccinarsi".