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Covid 19

Covid, La Vecchia: “Nonostante l’80% dei vaccinati l’immunità di gregge non è raggiungibile”

Oggi Regione Lombardia ha annunciato che l’80 per cento della popolazione dai 12 anni in su ha completato il ciclo vaccinale anti Covid. Tuttavia, nonostante il traguardo raggiunto, per l’epidemiologo della Statale Carlo La Vecchia, intervistato da Fanpage.it, “l’immunità di gregge non è un obiettivo pensabile con questi vaccini”.
A cura di Simona Buscaglia
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Oggi la Regione Lombardia ha annunciato, tramite l'assessora al welfare e vicepresidente di Regione Lombardia Letizia Moratti, che l'80 per cento della popolazione dai 12 anni in su ha completato il ciclo vaccinale anti-Covid. Avrebbe quindi senso adesso parlare d'immunità di gregge? L'epidemiologo dell'Università Statale Carlo La Vecchia pensa di no: "Con questi vaccini che hanno un'efficacia sul contagio che varia dal 60 all'80 per cento, l'immunità di gregge, ossia la scomparsa della patologia perché non riesce più a diffondersi nella popolazione, non è raggiungibile. – ha spiegato La Vecchia a Fanpage.it – Viene raggiunta con altre malattie perché abbiamo vaccini con un'efficacia vicino al 100 per cento e perché sono virus vecchi di centinaia d'anni, penso ad esempio al morbillo, ma con un virus che continua a sviluppare varianti, come quella delta, molto contagiosa, non è più un obiettivo pensabile. Ora la prospettiva è la gestione e la convivenza col virus".

Improbabile un lockdown in inverno

C'è da precisare che l'importanza del vaccino rimane perché "incide sul 90 per cento per quanto riguarda la protezione dallo sviluppo serio della malattia, e perché i vaccinati si ammalano di meno e contagiano molto meno" ha aggiunto La Vecchia, prova ne è il fatto che "anche con la variante delta, molta contagiosa, di fatto l'ondata, almeno in Italia, è stata contenuta". Nel futuro prossimo "avremo vaccini mirati sulle varianti – ha aggiunto l'epidemiologo – in inverno avremo vaccini pensati sulle varianti beta e delta circolate nei mesi precedenti ma potrebbero comunque svilupparsi nuove varianti". Rimane dunque positivo per quanto riguarda un freno della pandemia "credo che chiunque faccia previsioni sul covid parli di un prossimo inverno che sarà meglio dello scorso, nessuno si aspetta lo stesso numero di morti e lo stesso carico sulle strutture sanitarie". Su un possibile lockdown invece "se ci saranno meno malati ci saranno meno restrizioni, anche se le misure dipendono dalla politica".

La fascia 30-49 è quella meno vaccinata ma il pericolo per i 40enni rimane

Se a luglio la categoria da tenere sotto controllo nella campagna vaccinale era quella degli over 60, alla quale sono state dedicate una serie di campagne speciali, adesso sono i 40enni che dovrebbero aderire: "Ora gli over 60 sono ben coperti, hanno fatto due dosi mediamente – ha aggiunto La Vecchia – la priorità resta vaccinare gli anziani che per qualche motivo non si sono ancora vaccinati, dopo mancano anche i 50enni e stranamente si sono vaccinati meno i 30/40enni che i 20enni". Secondo l'epidemiologo la motivazione dietro a questi numeri è meramente sociologico: "I ventenni avevano fretta di vaccinarsi per avere il green pass e potersi muovere, nei giovani adulti con famiglia magari questo bisogno è meno impellente. Alcuni dei 40enni però possono ammalarsi anche in modo grave". Per quanto riguarda la necessità della terza dose La Vecchia ha spiegato: "Tutto dipende da come evolverà la pandemia, infatti la decisione viene presa per gradi. Ieri è stato deciso di proteggere i più deboli e poi vedremo – ha concluso – se sarà sotto controllo non sarà urgente farla. Se riprendesse in modo drammatico la pandemia i sanitari sono i primi da proteggere. Sulla terza dose si può riflettere con calma, è una decisione d'emergenza nel caso in cui la pandemia dovesse riprendere in modo grave".

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