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Covid 19

Covid, La Vecchia: “In Lombardia sarà un Natale più tranquillo. Sei mesi per la terza dose? Troppi”

Carlo La Vecchia. epidemiologo dell’Università Statale di Milano, in un’intervista a Fanpage.it ha dichiarato che bisogna accelerare sulla terza dose, aspettare sei mesi dalla seconda è troppo.
A cura di Simona Buscaglia
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Bisogna accelerare sulla somministrazione della terza dose, soprattutto nei confronti degli anziani, perché i contagi sono in aumento e le previsioni li vedono salire ancora. Ne è convinto Carlo La Vecchia, docente ed epidemiologo dell'Università Statale di Milano, intervistato da Fanpage.it, che spingerebbe anche l'acceleratore sul periodo minimo per ricorrere alla dose "booster", che al momento è possibile a sei mesi dalla seconda. In Lombardia però la situazione è migliore rispetto ad altre regioni: "Ha un'incidenza più bassa rispetto alla media, soprattutto a Bergamo, e ha molti posti letto. L'occupazione dei posti al momento è ancora buona – ha precisato La Vecchia – Hanno influito diversi fattori tra cui il fatto che ci siano più persone immunizzate, ovvero guarite dalla malattia" a causa degli alti contagi delle precedenti ondate, oltre ai vaccinati.  Sarà quindi un Natale più tranquillo rispetto all'anno scorso: "In Lombardia come nel resto d'Italia" ha dichiarato l'epidemiologo, che ha sottolineato come la speranza per un eventuale picco, nonostante l'aumento di contagi, sia infatti  quella di "rimanere sotto i 1000 ricoverati in terapia intensiva, che corrisponde a dieci volte di meno rispetto al picco raggiunto ad aprile 2020, e sotto i 10 mila ricoveri".

La Vecchia: I contagi continueranno a salire, bisogna vaccinare gli anziani al più presto

"La terza dose è assolutamente necessaria ma questo lo sappiamo dai dati di Israele – ha spiegato La Vecchia – Il punto critico è che da quattro mesi dalla seconda dose cominciano a risalire i casi, anche se non sono gravi. I casi di Israele a luglio e agosto erano molto alti poi hanno fatto il richiamo e sono scesi e ora hanno riaperto tutto. La terza dose è indispensabile e bisogna farla il prima possibile perché il problema per cui se ne fanno poche oggi è che bisogna aspettare sei mesi dalla seconda ma questo vuol dire che non saranno mai sei mesi esatti ed è un po' troppo, bisognerebbe scendere a cinque addirittura a quattro". Il problema è che i casi in aumento potrebbero colpire anche chi, over65, quindi spesso fragile, è in attesa dei sei mesi dal completamento del precedente ciclo vaccinale: "Si potrebbero vaccinare molte persone, soprattutto anziani, se abbattessimo questo limite – ha aggiunto il docente della Statale – Molti anziani hanno fatto il richiamo Astrazeneca a giugno/luglio quindi devono aspettare dicembre/gennaio. Nonostante comunque adesso siano rapide le somministrazioni dal momento in cui ci si prenota, magari molta gente non ne è a conoscenza, quindi non passerebbero mai solo quattro mesi. I contagi continueranno a salire e di conseguenza saliranno anche i ricoverati gravi". Al momento i casi rispetto all'anno scorso, soprattutto rispetto al picco di ottobre "sono cinque volte più bassi per ora ma stanno aumentando quindi si presume una salita maggiore nelle prossime settimane. Quello che è molto diverso sono le conseguenze serie: i ricoverati in terapia intensiva ora sono dieci volte più bassi rispetto all'anno scorso, tutto riflette la protezione del vaccino sullo sviluppo della malattia grave. Chi diventa positivo sviluppa la malattia in modo lieve o asintomatico". Il tasso d'incidenza inoltre, per milione di abitanti "è 348 dei non vaccinati e 55 dei vaccinati, otto volte di più per chi non si è vaccinato, mentre in terapia intensiva è di più di dieci volte per i non vaccinati".

L'epidemiologo della Statale: le Regioni potrebbero diventare presto gialle

Secondo La Vecchia poi il green pass che in Italia non permette a chi non è vaccinato di recarsi al posto di lavoro rimane una misura più stringente rispetto al modello austriaco, e al lockdown per i non vaccinati: "I non vaccinati possono andare a lavorare in Austria, qui da noi chi non è vaccinato fa il tampone. L'anello debole qui poi è anche il tampone antigenico: due giorni sono troppi. Nonostante tutto comunque la stretta è più dura da noi: il greenpass per andare a lavorare dovunque ce l'ha solo l'Italia". La maggior incidenza in alcune zone d'Italia, secondo il professore della Statale hanno tre principali cause: "La prima e principale è che alcune parti d'Italia come Bolzano, il Friuli e poi la Calabria e la Sicilia si sono vaccinate poco. La seconda componente, come a Trieste, è la vicinanza geografica ad area d'Europa che vanno dall'Austria alla Slovenia, con forti contagi, e la terza è che le manifestazioni sono portate avanti da No vax quindi persone non vaccinate: con la variante delta è facilissimo contagiarsi se non si è vaccinati". "Se ci saranno altre restrizioni dipenderà dai colori: se andiamo avanti così senza dubbio le regioni diventeranno gialle presto – ha concluso La Vecchia – Il vero cambio è quando si diventa arancioni perché si comincia a porre restrizioni importanti".

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