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Covid e criminalità in Lombardia, Caselli: “È nel dna delle mafie sfruttare sofferenze e disgrazie”

Le conseguenze economiche dell’emergenza Coronavirus aprono nuovi spiragli alla criminalità organizzata. “È nel dna delle mafie da sempre sfruttare sofferenze e disgrazie e in un momento come queste le opportunità che si aprono sono enormi”, spiega l’ex magistrato Gian Carlo Caselli a Fanpage.it. In Lombardia sono tanti gli allarmi arrivati negli ultimi mesi.
A cura di Giulio Cavalli
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Chissà quando arriverà la nuova ondata di antimafia sociale e politica in Lombardia, quella che era esplosa dopo la maxi operazione Crimine-Infinito e che aveva costretto i partiti e i governanti a inserire il tema in agenda, a discuterne in pubblico, a dare risposte e che aveva risvegliato nei cittadini il gusto di curiosare tra le pieghe di un’economia che ai i soldi delle cosche spesso si rivolge per trovare la liquidità per sopravvivere, soprattuto in epoca Covid. Anche perché i numeri e gli allarmi in questi mesi stanno continuando ad arrivare un po’ dappertutto e tutti (dagli investigatori alle associazioni d’impresa passando dalle preoccupazioni del Ministero dell’Interno) concordano sul fatto che le aziende in difficoltà, stremate da mesi di chiusure, siano le prede perfette per le mafie, l’occasione migliore per dare fondo ai capitali illecitamente accumulati e per essere mangiate attraverso prestiti che poi si trasformano in un vero e proprio scippo delle attività stesse.

Caselli: Le mafie si evolvono e mimetizzano

“È nel dna delle mafie da sempre – dice l’ex magistrato Gian Carlo Caselli a Fanpage.it – sfruttare sofferenze e disgrazie e in un momento come queste le opportunità che si aprono sono enormi". Secondo Caselli “le mafie, come abbiamo visto, si caratterizzano per la capacità di evolversi e mimetizzarsi. È facile presumere che tali caratteristiche si affineranno e svilupperanno ancor più con l’emergenza Coronavirus. In ragione della quale, purtroppo, nel breve-medio periodo le opportunità di inserirsi sono destinate a moltiplicarsi in misura esponenziale; e per la mafia sarà sufficiente cogliere fra le tante le occasioni più favorevoli, senza doversi troppo ‘agitare' per dissodare un terreno già fertile". E sul fatto che le mafie in questo tempo di pandemia potrebbero ancora più evolversi verso veri e propri "comitati d’affari" interessati ai soldi che arriveranno a Caselli "interessa ricordare che perfino per le imprese di malavitosi del calibro del ‘cecato' Carminati e soci vi sono state oscillazioni giurisprudenziali da ottovolante proprio sulla configurabilità o meno della fattispecie ‘mafia'. Ancora una volta  – ci dice – quindi interessa soprattutto non restare spiazzati dall’evolversi della mafia, ponendosi il problema se il 416 bis, datato 1982 ma tuttora insostituibile nel suo efficacissimo impianto di base, non meriti una verifica di adeguatezza al camaleontismo della mafia".

Numero e allarmi, scrivevamo, raccontano del rischio che la criminalità si insinui nelle pieghe di un'emergenza economica e sanitaria senza precedenti. Un rapporto di Confcommercio Milano, Lodi, Monza Brianza nell’ambito dell’iniziativa “La criminalità ai tempi del Covid” segnalava come rispetto a giugno 2020 negli ultimi mesi dello scorso anno siano cresciute dal 9 al 19 per cento le segnalazioni di “chi ha ricevuto richieste anomale d’aiuto economico, di acquisto dell’attività a un valore inferiore a quello di mercato, di cessione di quote aziendali. Il fenomeno riguarda soprattutto ristoranti (20 per cento) e ricettività (21 per cento)”. “La significativa crescita, rispetto solo a pochi mesi fa, delle richieste ricevute, in particolare (dal 6 all’11 per cento) per proposte d’acquisto dell’attività ad un valore inferiore a quello di mercato – ha commentato il vicepresidente di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza Mario Peserico – costituisce un campanello d’allarme certamente da non sottovalutare".

La cultura dell'omertà si sta radicando in Lombardia

Alessandra Dolci, coordinatrice della Direzione distrettuale antimafia di Milano, il 26 novembre dello scorso anno raccontò di una cultura dell’omertà che si sta radicando anche in Lombardia: “Da nove mesi, cioè da quando è iniziata la pandemia, – spiega Dolci – non abbiamo ricevuto nessuna denuncia di usura ed estorsione eppure dalle indagini vediamo che ci sono negozi che pagano il pizzo, magari per somme ridotte di 500 o mille euro, anche in un momento di grandissima difficoltà economica". che spiega come sesso gli imprenditori "non denunciano per paura o timore, oppure per quell'atteggiamento di acquiescenza, per cui ci si dice ‘tutto sommato non viene chiesto granché, mi offrono una protezione, pago, faccio finta di niente e vado avanti’”. Gli anni di inchieste antimafia in Lombardia tra l’altro hanno raccontato più volte come il reato di usura sia solo la porta d’accesso per costringere l’imprenditore ad allargare sempre di più le maglie della propria azienda all’illegalità fino talvolta a perderne addirittura il controllo: "l'imprenditore viene avviluppato in questo sistema illecito, certo che avrà difficolta' e denunciare. E da vittima diventa complice. Ecco perché ci sono scarsissime le denunce”.

Ma non sono solo le aziende in difficoltà nel ripartire il settore in cui la criminalità organizzata ha posato gli occhi in Lombardia: i fondi per l’emergenza Covid sono un boccone che interessa moltissimo. Lo scorso anno la Dda di Milano ha scovato una frode fiscale nel settore del commercio di acciaio,. Con società produttrici di fatture false e prestanome, che ha portato all'arresto di otto persone legate alla ‘ndrangheta (con collegamenti col clan di San Mauro Marchesato) e sequestri per 7,5 milioni di euro. Con uno degli affiliati alle cosche calabresi che ha presentato e ottenuto 45mila euro per tre società che hanno partecipato alla frode di contributi a fondo perduto per l'emergenza Coronavirus del decreto legge 34 del 19 maggio 2020. Tentando anche di ottenere, e ne avevano fatto richiesta, i finanziamenti per il sostegno alle imprese dovute alla crisi del Covid previsti dal decreto legge 23 dell'8 aprile 2020. A proposito di fondi post Covid: in Lombardia sono aumentati del 64 per cento gli atti intimidatori verso gli amministratori pubblici. Un numero che fa spavento.

Per la Criminalpol il vaccino anti Covid è l'oro liquido del 2021

Sempre la Dda di Milano ha segnalato come i dispositivi di sicurezza, i servizi funebri e la sanificazione siano i nuovi ambiti su cui la ‘ndrangheta si è organizzata per sfruttare l’emergenza sanitaria. C’è poi l’enorme mole di appalti pubblici che, lo spiega sempre Dolci, grazie alle “deroghe alle normali procedure di assegnazione degli appalti attireranno gli appetiti della criminalità organizzata“. Poi c’è il vaccino, che la Criminalpol ha definito “l'oro liquido del 2021” e su cui anche la presidente della Commissione antimafia in regione Lombardia Monica Forte (intervistata da Fanpage.it) ha posto l’attenzione sottolineando come la criminalità organizzata sia interessata a una distribuzione parallela attraverso canali non ufficiali. Ci sono numeri, indagini, arresti e tutti i segnali spia per capire che la Lombardia si ritrova in un delicatissimo momento di esposizione alle mafie: chissà che l’argomento non ritorni a essere popolare il prima possibile. Ce ne sarebbe bisogno. Prima di accorgersene ancora una volta solo dopo, quando ormai comincia a essere tardi.

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