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Costringono gli operai a lavorare 7 giorni alla settimana per 15 ore di fila e a dormire in fabbrica

Le riprese dalle telecamere nascoste in tre calzaturifici di Vigevano (Pavia), gestite da titolari cinesi. Hanno registrato turni massacranti, paghe da fame, condizioni igienico-sanitarie precarie. E nessun tipo di tutela: né pause né giorni liberi.
A cura di Francesca Del Boca
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Un fermo immagine dalle riprese della Guardia di Finanza di Pavia
Un fermo immagine dalle riprese della Guardia di Finanza di Pavia

 Turni massacranti, dalle 10 alle 15 ore al giorno. Paghe da fame, zero tutele e condizioni igienico-sanitarie precarie. E inoltre niente giorni liberi e pause.

Venivano costretti a lavorare come bestie da soma di giorno e a dormire in fabbrica di notte gli operai di tre aziende di Vigevano (Pavia), tutti cinesi: oggi i tre titolari sono stati arrestati, dopo un'indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Pavia. Dovranno rispondere delle accuse di caporalato e intermediazione illecita nei confronti dei loro dipendenti.

Le videocamere nascoste in fabbrica

Grazie alle telecamere nascoste in fabbrica, tre diverse ditte del settore calzaturiero, le Fiamme Gialle hanno potuto vedere con i loro occhi cosa accadesse durante quei turni di lavoro disumani. Lavoro a cottimo, dal momento che i dipendenti non venivano pagati con uno stipendio mensile ma solo in funzione dei pezzi prodotti. E la paga finale era sempre misera, ben al di sotto della soglia fissata dai contratti collettivi nazionali di categoria.

Il tutto sotto il silenzio dei dipendenti, umiliati e assoggettati senza possibilità di ribellione. Ridotti così dal perenne stato di bisogno, e dall'ignoranza della lingua italiana.

Le ditte operavano attraverso dei prestanomi

Le ditte, inoltre, operavano attraverso dei prestanomi: i veri titolari, durante i controlli di routine, si presentavano come collaboratori familiari. Oppure come tre normali impiegati, fingendo di non conoscere una parola di italiano. Sempre per depistare le autorità, le tre ditte cambiavano poi spesso denominazione, ragione sociale e partita Iva, inserendo ai vertici delle aziende i nomi di persone irreperibili.

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