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Così il centrodestra (che ora vuole le dimissioni di Sala) scriveva con i dirigenti del Comune il Salva Milano

Il centrodestra all’attacco di Sala dopo il passo indietro sul sostegno al Salva Milano. Salvini: “Non è colpa dei funzionari o degli architetti se a Milano qualcosa non va”. Ma erano proprio loro a parlare con Lupi, Foti e Morelli per “mettere in scacco le indagini sull’urbanistica”
A cura di Francesca Del Boca
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Il sindaco Sala fa un passo indietro sul Salva Milano. "Non ci sono più le condizioni per proseguire nell'iter di approvazione", le sue parole (con tanto di riferimento alle "mele marce" presenti in Comune) all'indomani del terremoto politico e giudiziario che ha travolto Palazzo Marino con l'arresto dell'architetto Giovanni Oggioni e le dimissioni dell'assessore alla Casa Guido Bardelli. Ed è subito bufera nel centrodestra, da Roma a Milano.

"Se c’è qualcosa che non funziona in Comune, non dipende dall’usciere. È comodo dire che è colpa del direttore, del funzionario, dell’architetto o dell’assessore. Aspettiamo come governo le soluzioni del sindaco", ha dichiarato il vicepremier del governo Meloni Matteo Salvini, all'attacco di Sala e dell'amministrazione milanese.

Erano però proprio loro, secondo i magistrati milanesi, a dettare di fatto il testo dell'emendamento Salva Milano a membri del governo di centrodestra. Tra loro, il progettista (indagato) Marco Emilio Cerri, ex presidente della Commissione Urbanistica e Sviluppo del Territorio in Zona 1, e dell'architetto Giovanni Oggioni, ex direttore dello Sportello Unico per l'Edilizia (SUE) ed ex vice presidente della Commissione per il paesaggio del Comune di Milano, per il quale il gip Mattia Fiorentini ha disposto gli arresti domiciliari eseguiti mercoledì dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza. L'obiettivo? "Mettere in scacco le indagini" sull'urbanistica a Milano.

Lupi, Morelli e Foti nelle carte dei magistrati milanesi

Nelle carte dei magistrati gli indagati, intercettati, rivendicano infatti di aver esercitato "pressioni" su alcuni parlamentari nella fase di gestazione della proposta di legge: Maurizio Lupi, leader di Noi moderati, Tommaso Foti, ministro ex capogruppo di FdI alla Camera, e Alessandro Morelli, sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio.

In una chat intercettata, l’architetto Emilio Marco Cerri invia a Oggioni in anteprima la bozza del testo ricevuta direttamente dal ministero, chiedendogli di apportare le modifiche necessarie. Sempre Cerri, ad esempio, afferma di aver dato “in accordo con Guido”(che per chi indaga è chiaramente Bardelli) il testo dell’emendamento a Tommaso Foti, ex capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera e da dicembre 2024 ministro agli Affari europei di Giorgia Meloni. Lo stesso si sarebbe confrontato con un legale del testo della legge Salva Milano, e avrebbe detto che sarebbe arrivato direttamente dalla Camera, "cioè da Lupi".

Maurizio Lupi: "Semplici consulenze"

La mattina del 21 novembre 2024, giorno in cui sarà poi approvato in prima battuta dalla Camera il Salva-Milano, gli inquirenti rilevano del resto anche un contatto tra l’utenza di Cerri e quella dell’onorevole Lupi. "Non servivano intercettazioni per scoprire che i parlamentari, per affrontare materie complesse, si confrontano con associazioni di categoria, esperti, professionisti e imprenditori", ha commentato il leader di Noi Moderati, ex assessore proprio all'Edilizia con Albertini a Milano. "Sul Salva Milano abbiamo sentito dal sindaco in giù tutti gli interessati. E tutto è avvenuto alla luce del sole".

Il "sistema Milano" della Procura

Secondo i magistrati milanesi, invece, Oggioni e Cerri avrebbero preteso così attraverso un'attività di "pressing" che il testo fosse declinato in termini di "legge di interpretazione autentica", come poi si sarebbe effettivamente verificato il 21 novembre 2024, e fatto in modo, attraverso una rete di rapporti che dagli uffici milanesi porta in Parlamento, di confezionare una norma che favorisse l'azzeramento delle indagini cittadine mettendo di fatto "al riparo il sistema edilizio instaurato a Milano".

Quel "sistema Milano" che secondo le indagini portate avanti dalla Procura su più filoni investigativi (tutti riconducibili a grandi progetti urbanistici sul territorio del Comune di Milano) sarebbe una sorta di mondo parallelo composto da membri della Commissione per il Paesaggio, operatori economici, progettisti privati e soggetti interni all'amministrazione comunale milanese il cui fine, perseguito anche grazie a relazioni "altolocate", sarebbe in fondo quello di favorire il rilascio di titoli edilizi illeciti, di realizzare operazioni immobiliari altamente speculative e di rendere così innocue le inchieste della Procura sui cantieri in città.

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