“Così è giuridicamente light”: come l’ex dirigente del Comune indagato avrebbe modificato il testo del Salva Milano

Secondo le indagini della Procura di Milano, Giovanni Oggioni (ex direttore dello Sportello unico per l'edilizia ed ex vice presidente della commissione paesaggio del Comune di Milano) e il progettista Emilio Marco Cerri avrebbero "voluto e dettato" ai loro referenti politici al governo e in parlamento il decreto salva Milano, il disegno di legge che, se approvato, avrebbe permesso lo sblocco di circa 150 cantieri nel capoluogo lombardo, fermati dalle inchieste della magistratura su presunti abusi edilizi.
Per questo motivo Oggioni è finito ora agli arresti domiciliari con le accuse di corruzione e frode processuale, cui si aggiungono depistaggio e falso perché sarebbe riuscito a modificare le password dei suoi dispositivi sequestrati a novembre dai finanzieri, "impedendo così alla polizia giudiziaria di procedere alle copie forensi".
Stando a quanto ricostruito dai pm, Cerri avrebbe ottenuto da una fonte interna alla Camera dei deputati, identificata nel leader di Noi moderati Fabrizio Lupi (non indagato) il testo del disegno di legge, con la richiesta di esprimere in merito "pareri, opinioni e commenti". Cerri avrebbe quindi trasmesso il documento a Oggioni, che avrebbe apportato "due piccole correzioni", da lui spiegate in questo modo: "Dove dice ‘non è obbligatorio' gli ho messo ‘non è necessario‘, che forse giuridicamente è un po' più light".
Oggioni, poi, sarebbe finito nel mirino degli investigatori anche perché avrebbe tentato di mettere mano alle candidature per le nomine della nuova Commissione per il paesaggio del comune di Milano, poi designata lo scorso dicembre. Oggioni, in particolare, avrebbe tentato di escludere dalla rosa dei nomi alcuni professionisti da lui ritenuti "rompico**ioni": tra questi un collega che gli "sta stracciando l'anima" e da lui definito "un disturbatore".
Tutti elementi, questi, che secondo i magistrati farebbero parte di un "sistema" occulto e parallelo, una rete di relazioni tra politici, architetti, operatori economici di alto livello e soggetti dell'amministrazione comunale, finalizzata a ottenere titoli edilizi illeciti e realizzare operazioni immobiliari speculative all'interno della città di Milano. Connessioni che i pm avrebbero scandagliato fino a raggiungere parlamentari e membri del governo.