Cos’è successo a Irene Pivetti e perché è stata condannata a 4 anni: dalle Ferrari al secondo processo
Irene Pivetti, ex Presidente della Camera dei Deputati e figura di spicco della politica italiana, è stata condannata a 4 anni di reclusione per evasione fiscale e autoriciclaggio. La sentenza di primo grado è stata emessa nella giornata di giovedì 26 settembre dal Tribunale di Milano. A Pivetti sono state contestate diverse operazioni commerciali, compiute nel 2016, che sarebbero servite per riciclare denaro frutto di illeciti fiscali. In particolare la compravendita di tre Ferrari Granturismo e la vendita del logo della scuderia Isolani a una società cinese.
Sempre nella giornata di giovedì sono stai condannati il pilota di rally Leonardo Isolani, a 2 anni e 4mila euro di multa con pena sospesa e non menzione, e la moglie di Isolani, Manuela Mascoli, anche lei condannata a 2 anni e 4mila euro di multa, perché considerati complici degli affari illeciti dell'ex presidente della Camera.
Irene Pivetti è imputata anche in un secondo processo, si tratta della compravendita di mascherine Ffp2 dalla Cina: secondo l'accusa Only Italia, la società di cui è titolare Pivetti avrebbe incassato una somma pari a 35 milioni di euro dalla Protezione Civile per l'acquisto di mascherine da utilizzare durante il Covid. Tuttavia, Only Italia ne avrebbe consegnate un terzo rispetto alla quantità concordata con la Protezione Civile. La prima udienza è fissata per il prossimo 21 novembre.
Le indagini per evasione fiscale e il sequestro di 3,5 milioni di euro
Le accuse del pubblico ministero Giovanni Tarzia contestavano a Irene Pivetti diverse operazioni che sarebbero servite per riciclare denaro frutto di illeciti fiscali. Al vaglio degli inquirenti la compravendita di tre Ferrari Granturismo e la vendita del logo della scuderia Isolani a una società cinese. Tra gli indagati per riciclaggio e frode anche un consulente dell'ex presidente della Camera.
Dopo i primi accertamenti, il 18 novembre 2021, il Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Milano eseguì un sequestro preventivo di 3,5 milioni di euro a carico della Pivetti. Il sequestro preventivo di 3,5 milioni di euro fu confermato nel settembre 2022 dalla Corte di Cassazione.
La finta compravendita delle tre Ferrari e la condanna a Leonardo Leo Isolani
A distanza di 3 anni dall'inizio delle indagini, nella giornata di giovedì, 26 settembre, la sentenza di primo grado delle giudici Scalise-Cecchelli-Castellabate del Tribunale di Milano ha reputato colpevole Irene Pivetti per evasione fiscale e autoriciclaggio.
La sua impresa Only Italia è stata accusata di aver inscenato la vendita di tre Ferrari dell'azienda Team Racing Isolani al gruppo cinese Daohe. Pivetti era a conoscenza dei problemi che l'azienda Team Racing Isolani aveva con il fisco (doveva 5 milioni di euro), per questo avrebbero creato a tavolino una finta trattativa per permettere alle automobili di non essere confiscate. Per timore che le Ferrari potessero essere confiscate Isolani e Pivetti avevano inscenato la vendita delle automobili in Cina, per poi depositarle al sicuro in Spagna.
La seconda operazione finanziaria contestata alla Pivetti è la compravendita illecita del logo Isolani-Ferrari che sarebbe stato acquistato a 1,2 milioni di euro per poi essere rivenduto alla società cinese Dahoe a 10 milioni.
Il pubblico ministero nella requisitoria aveva evidenziato la "natura simulata dei contratti data" e anche molte perplessità sulla "la plusvalenza realizzata". Le autorità hanno ritenuto che l'imputata avesse un ruolo diretto nelle decisioni aziendali legate a queste transazioni.
Sempre nella giornata di ieri sono stai condannati il pilota di rally Leonardo Isolani, a 2 anni e 4mila euro di multa e la moglie di Isolani, Manuela Mascoli, anche lei condannata a 2 anni e 4mila euro di multa, perché considerati complici degli affari illeciti dell'ex presidente della Camera.
Le parole di Irene Pivetti dopo la condanna: "Non mi aspettavo niente di diverso"
Pivetti ha sempre respinto le accuse, dichiarandosi estranea alle irregolarità contestate e sostenendo che le sue attività imprenditoriali fossero legittime e trasparenti. Lo ha ribadito anche ieri a seguito della sentenza emessa dal primo grado di giudizio. Queste le dichiarazione rilasciate ai media all'uscita del Tribunale: "Non mi aspettavo niente di diverso, è chiaro non poteva esserci un'assoluzione ma io sono perfettamente innocente e avremo modo di chiarirlo a questo punto in Appello perché io ho sempre pagato le tasse e l'ho anche dimostrato. Era ovvio che sarebbe finito così il primo tempo, ma è solo la fine della prima frazione. L'oggetto del contendere era far passare la Pivetti per un evasore fiscale, che non è".
Irene Pivetti imputata in un secondo processo sulla compravendita di mascherine Covid
Tra poco meno di 40 giorni, l'ex presidente della Camera dovrà affrontare un nuovo processo presso il Tribunale di Busto Arsizio. Si tratta di una compravendita dalla Cina di mascherine per un valore complessivo di 35 milioni di euro che arrivarono a Malpensa durante l'emergenza Covid. Dopo aver incassato i milioni, la società Only Italia era stata accusata di aver consegnato mascherine Ffp2 per un valore di 10 milioni di euro, non rispettando il contratto stipulato con la Protezione Civile.
Inoltre, le mascherine presentavano una qualità scadente, il marchio Ce falso ed erano praticamente inutilizzabili negli ospedali tanto da essere sequestrate. Irene Pivetti era stata rinviata a giudizio dal Gup del Tribunale di Busto Arsizio (Varese) che ha accolto la richiesta del pm Ciro Caramore.
Cosa rischia Irene Pivetti nel secondo processo sul "caso mascherine"
I principali capi di imputazione sono: frode in forniture pubbliche, bancarotta, appropriazione indebita e autoriciclaggio.
Il reato di frode in forniture pubbliche è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con una multa non inferiore 1.032 euro. Il reato di bancarotta è punito con la reclusione da tre a dieci anni in caso di bancarotta patrimoniale e documentale; la reclusione da uno a cinque anni in caso di bancarotta preferenziale.
Per il reato di appropriazione indebita l’autore di reato viene punito con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da 1.000 euro fino a 3.000 euro. Infine, per il reato di autoriciclaggio la pena prevista è la reclusione da due a sei anni e una multa da 2.500 euro 12.500 euro.