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Cos’è questa storia del mini vitalizio che il centrodestra vuole ripristinare in Regione Lombardia

Approda oggi in commissione un disegno di legge (voluto dal centrodestra) per introdurre Tfr e pensioni integrative per consiglieri regionali e membri della giunta lombarda: è il terzo tentativo in sei mesi. Nicola Di Marco (M5S): “Regione Lombardia restaura i privilegi aboliti più di dieci anni fa”
A cura di Francesca Del Boca
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Regione Lombardia ci prova ancora a reintrodurre il Tfr e una pensione integrativa per i consiglieri regionali, cancellati dalla legge numero 21 del 2011 come misura "anti casta" ed entrati di fatto in vigore per i politici eletti dal 2013 in poi. Dopo un blitz bipartisan fallito a luglio e l'emendamento presentato lo scorso dicembre dal consigliere eletto con Letizia Moratti Luca Daniel Ferrazzi, ora al Gruppo Misto, al Pirellone si torna così a discutere di vitalizio con un disegno di legge approdato oggi in commissione: il progetto, voluto dal centrodestra, vede come primi firmatari il presidente del Consiglio regionale in quota Meloni Federico Romani, il vice Giacomo Basaglia Cosentino e Alessandra Cappellari per la Lega.

Ma come funzionerebbe questo nuovo "mini" vitalizio, che prevede in aggiunta allo stipendio l'indennità differita a titolo previdenziale e l'indennità di fine mandato? Estese anche ai componenti della giunta e ai sottosegretari, prevederebbero la possibilità di conseguire il diritto all’indennità differita a titolo previdenziale al compimento dei 65 anni di età e a seguito dell’esercizio del mandato per almeno cinque anni, con un riconoscimento in denaro al termine del mandato. Costo totale: circa 800mila euro all'anno, che si sommano agli oltre 6 milioni che già escono dalle casse lombarde per i vitalizi dei consiglieri in carica da prima del 2011 (in diminuzione negli anni, con le dipartite dei consiglieri eletti ante 2011).

Una misura che sarebbe più che mai necessaria, secondo molti esponenti della maggioranza, dal momento che gli eletti a partire dal 2013 non maturano per il loro lavoro un trattamento di fine rapporto, né una vera e propria pensione: un tema che si pone soprattutto per chi, nonostante possa beneficiare di un ricchissimo stipendio (circa 9mila euro al mese), rimane in carica per più mandati e non ha un'attività professionale di supporto.

Ma non solo. "Nel 2019 la conferenza dei presidenti delle assemblee legislative regionali all'unanimità ha stabilito che ci fosse la possibilità da parte delle regioni di introdurre un sistema contributivo", aveva spiegato il consigliere Ferrazzi poche settimane fa in Consiglio. "Noi siamo una delle pochissime regioni in Italia che non ha ancora aderito. Ricordo che l'ha fatto l'Emilia, la Toscana, la Liguria, il Trentino Alto Adige, la Puglia e il Lazio. Nulla di scandaloso. Si tratta di un'adesione volontaria da parte dei consiglieri su contributi che i consiglieri verseranno nell'arco del proprio mandato per avere un'indennità a fine legislatura. C’è già un'indennità di fine mandato, certo, ma le cifre sono modeste".

Per l'indennità differita, secondo l'emendamento, è prevista una trattenuta dell'8,8 per cento sull'indennizzo di carica, pari a 6.327 euro al mese: l'ammontare della pensione (da riconoscere a fine mandato, dopo almeno 5 anni in aula e al compimento dei 65 anni) verrebbe poi calcolata con metodo contributivo rivalutando i contributi trattenuti annualmente, incrementati di 2,75 volte, e applicando al montante contributivo così determinato una serie di coefficienti. Per il Tfr, invece, si è proposto di riconoscere ai consiglieri un mese di indennità di carica lorda (intorno ai 6mila euro) per ogni anno di mandato.

"Riassegnarsi una pensione integrativa a vita sembra essere la vera priorità del centrodestra in Lombardia. Si tratta del terzo tentativo in pochi mesi", sono state intanto le parole del capogruppo Cinque Stelle Nicola Di Marco (M5s) a Fanpage.it, da sempre contrario all'introduzione della misura. "Per i cittadini la pensione è un'utopia, mentre se passasse la legge i consiglieri regionali lombardi ne avrebbero diritto dopo cinque anni. Il tema relativo al trattamento pensionistico dei consiglieri regionali deve essere affrontato attraverso una norma nazionale, che uniformi il trattamento a livello statale. Lasciare l’iniziativa alle singole regioni non solo crea il caos, ma la dice lunga su quanto sia ipocrita questo Governo. Dovevano abolire la Fornero invece restaurano i privilegi aboliti più di dieci anni fa".

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