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Cos’è la storia del “pass” antifascista approvato a Lodi e perché sta facendo discutere

La clausola antifascista approvata in Comune a Lodi richiede l’adesione ai valori democratici per l’utilizzo delle sale comunali, scatenando il dibattito politico. Giuseppe Cruciani, atteso in città per un evento: “Non firmerò niente”
A cura di Francesca Del Boca
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Lo hanno soprannominato "pass antifascista". È il provvedimento approvato la scorsa settimana in Comune a Lodi, una sorta di "clausola" per la concessione delle sale comunali: d'ora in poi, sarà infatti necessario dichiarare esplicitamente di condividere i valori antifascisti della Costituzione per poterne chiederne una.

Un voto arrivato con fatica a maggioranza, tra l'opposizione della minoranza e  le divisioni tra i sostenitori (come l'astensione del gruppo Lodi Al Centro, che sostiene il sindaco Andrea Furegato). Al punto da aver spinto il consigliere di centrodestra e presidente dell'associazione Lodi Liberale Lorenzo Maggi a rinunciare alla sala comunale che questa sera, venerdì 28 febbraio, avrebbe dovuto ospitare la presentazione dell'ultimo libro di Giuseppe Cruciani, alla presenza di Francesca Pascale e dell'ex deputato di Forza Italia Andrea Ruggieri.

"Non firmerò niente, sia chiaro", aveva infatti dichiarato a Il Cittadino il giornalista e conduttore de La Zanzara su Radio24, parlando di un provvedimento "anti-democratico" e "fascista", oltre che di "una totale perdita di tempo per il Comune, che dovrebbe pensare a cose più serie". "Una decisione che non tiene in considerazione il diritto a non manifestare le proprie opinioni", sempre il consigliere Maggi. "Una posizione che prendiamo da liberali e antifascisti".

Tutto è nato da una più ampia mozione presentata a ottobre 2024 su richiesta di una serie di associazioni del territorio, tra cui l'Anpi di Lodi. Poi l'approvazione del provvedimento sull'occupazione temporanea delle sale pubbliche a metà febbraio, dopo le modifiche sul regolamento: in poche parole, si tratta di un documento in cui viene esplicitamente richiesta l'adesione ai valori democratici e antifascisti della Costituzione per poter usufruire di uno spazio pubblico. "Mi sembrano tutte polemiche pretestuose. Documenti di questo genere sono già in vigore in comuni come Milano, Monza, Brescia, in tutta Italia", ha spiegato a Fanpage.it il consigliere Michele Merola, che ha proposto il provvedimento. "La Costituzione, poi, è di per sé antifascista. Si chiede qualcosa in cui dovremmo tutti riconoscerci".

"Senza contare che ci sono proprio due sentenze del Tar di Brescia che sanciscono chiaramente non solo la legittimità del provvedimento, ma anche il fatto che non limita la libertà di nessuno", sempre le sue parole. "Come hanno dichiarato i giudici del Consiglio di Stato, l'obbligo per i richiedenti di dichiarare l'impegno a riconoscersi nei principi della Costituzione italiana non è una restrizione, ma una misura preventiva volta a evitare che lo spazio venga usato per finalità incompatibili con il nostro ordinamento".

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