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Caso camici in Regione Lombardia

Cos’è il caso camici, la vicenda per la quale Attilio Fontana rischia il processo

Il caso camici fa riferimento all’inchiesta sulla fornitura di camici da parte dell’azienda Dama spa a Regione Lombardia durante la prima ondata pandemica.
A cura di Ilaria Quattrone
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La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e per altre quattro persone relativamente all'inchiesta sulla fornitura di camici da parte dell'azienda Dama spa di cui Andrea Dini – cognato del Governatore – è titolare al 90 per cento. Fontana è accusato di frode in pubbliche forniture. Oltre al presidente Fontana, sono accusati il cognato Andrea Dini, il direttore generale di Aria Filippo Bongiovanni, la direttrice acquisti della stessa società Carmen Schweigl e il vicario del segretario generale Pier Attilio Superti.

Il caso camici e il conflitto d'interessi

Il periodo al quale fa riferimento la vicenda giudiziaria è quello relativo alla prima ondata pandemica quando Regione cercava disperatamente dispositivi di protezione individuali tramite Aria spa. L'azienda del cognato di Fontana, il 16 aprile 2020, ottenne un contratto da 513mila euro per una fornitura di 75mila camici. Contratto che a un certo punto fu trasformato in una donazione. Ed è proprio qui che scatterebbe, secondo i pubblici ministeri Paolo Filippini e Carlo Scalas coordinati dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, la presunta frode. Secondo gli inquirenti i due avrebbero infatti tentato di "simulare l'esistenza sin all'inizio di una donazione al posto del reale contratto di fornitura onerosa" per tutelare l'immagine di Fontana dalle possibili polemiche che sarebbero nate relativamente al conflitto di interessi, dovuto al legame di parentela, tra il Governatore e l'imprenditore.

I conti in Svizzera

Dopo la trasformazione Dini avrebbe interrotto la consegna degli ultimi 25mila camici per cercare di venderli altrove così da recuperare il denaro che non era stato incassato. Inoltre lo stesso Fontana, secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbe provato a dare un risarcimento al cognato per i camici ormai donati. Un risarcimento che sarebbe dovuto avvenire attraverso un bonifico di 250mila euro emesso da dei conti in Svizzera. E proprio per questi conti, gli inquirenti hanno aperto un secondo filone di indagini accusando Fontana di autoriciclaggio e false dichiarazioni nella "voluntary disclosure".

La difesa di Fontana

Fontana, quando era stata notificata la chiusura delle indagini, si era detto molto amareggiato per le questioni che erano emerse e che rappresentavano "esattamente il contrario della verità". Aveva inoltre sostenuto di aver agito solo per evitare che la Regione subisse danni e di aver favorito la donazione "in modo virtuoso". Alla notizia del rinvio a giudizio, l'avvocato del Governatore, ha poi detto che quanto successo è una cosa "normale e fisiologica" considerato che non era stata accettata la richiesta di archiviazione.

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