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Omicidio di Giulia Tramontano

Cosa vuol dire che Impagnatiello ha un “disturbo ossessivo e paranoico” e come può incidere sul processo

Secondo la consulenza psicologica di parte, Alessandro Impagnatiello avrebbe un “disturbo ossessivo e paranoideo dovuto al suo forte narcisismo”. Questo elemento incidere sul processo che lo vede imputato dell’omicidio della sua compagna Giulia Tramontano, in quanto la difesa potrebbe chiedere una perizia psichiatrica per il barman 30enne.
A cura di Margherita Carlini
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Alessandro Impagnatiello
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La difesa di Alessandro Impagnatiello ha depositato alla Corte D’Assise una consulenza psicologica di parte in base alla quale si sostiene che lo stesso avrebbe un “disturbo ossessivo e paranoideo dovuto al suo forte narcisismo”. Ma cosa si intende con questo termine? Come funzionano i pazienti ai quali viene formulata una diagnosi di questo tipo? Come è orientato il loro pensiero e conseguentemente le loro azioni?

Innanzitutto, per evitare confusioni credo sia importante distinguere le ossessioni, che caratterizzano i pazienti con disturbo ossessivo compulsivo, dal disturbo ossessivo di personalità.

Giulia Tramontano
Giulia Tramontano

Cosa sono le ossessioni

Le ossessioni sono pensieri, immagini o impulsi che l’individuo percepisce come provenienti dall’esterno, che quindi si presentano a lui al di là della propria volontà. Questo può portare il soggetto a considerarli come assurdi, non veritieri, pur essendo incapace di non pensare a essi. Tali ossessioni rispondono a un’angoscia interiore, pertanto inconscia, che prende forma attraverso la paura che qualcosa di brutto possa verificarsi.

Per far fronte alle ossessioni, solitamente il soggetto con Disturbo Ossessivo Compulsivo compie azioni o pone in essere comportamenti che nella sua mente hanno lo scopo di alleviare l’ansia e la paura che si manifesta per via delle ossessioni, appunto. È un disturbo questo che, chiaramente, può arrivare a inficiare la funzionalità del soggetto in varie aree della sua vita, ostacolandolo in quello che potrebbe essere l’adempimento delle varie attività quotidiane.

Cosa si intende con Disturbo Ossessivo di Personalità

Alessandro Impagnatiello
Alessandro Impagnatiello

Nel caso di Impagnatiello, invece, si farebbe riferimento a un Disturbo Ossessivo di Personalità. Le persone che soffrono di questo disturbo sono sostanzialmente ossessionate dal controllo, dal rigore e dall’ordine, il che li porta a ricercare la perfezione in ogni ambito della loro vita, senza vivere questo loro modo di comportarsi e di pensare come un disagio, non riconoscendo pertanto di avere un disturbo. Queste personalità ossessive possono anche manifestarsi in assenza di ossessioni e compulsioni.

Sono soggetti che hanno bisogno di controllare ogni aspetto della loro quotidianità, dall’ordine e la disposizione degli oggetti in casa, fino al controllo della persona con cui hanno una relazione, arrivando a limitarne o condizionarne la libertà personale. La presenza di questo disturbo è un indicatore di rischio significativo nelle relazioni abusanti, correlato con un elevata probabilità di recidiva e di escalation delle condotte maltrattanti. Inevitabilmente questo tipo di funzionamento è associato a un atteggiamento ipercritico verso se stessi e verso gli altri. In questi casi il confine con la paranoia può apparire labile, seppur con differenze sostanziali.

Cos'è il Disturbo Paranoide di Personalità

Il Disturbo Paranoide di Personalità è caratterizzato dalla tendenza esasperata ed eccessiva dell’individuo a percepire i comportamenti degli altri come una minaccia, un pericolo. Questo porta la persona che ne soffre a vivere tutti i rapporti, anche quelli di intimità, con estremo sospetto.

Nella paranoia il pensiero è molto rigido e prevalentemente orientato su di sé, un pensiero che porta il soggetto a ritenere che le cose siano così come lui le percepisce (sostanzialmente un pericolo per se stesso). I sintomi, quindi anche in questo caso, non vengono vissuti come intrusivi, ma anzi come necessari per tutelare se stessi dalle minacce che provengono dall’esterno, dagli altri. È un disturbo (così come quello narcisistico) che nasce dal rifiuto delle parti negative di sé, parti che vengono proiettate all’esterno.

Il paranoico non crede di aver un problema, è anzi fermamente convinto che la sua visione del mondo sia quella giusta, sono gli altri a non comprendere. Il suo pensiero molto spesso è lucido ma poggia su premesse sbagliate. È da questa prospettiva che il paranoico si crea dei “nemici”. Chi non gli crede, chi non aderisce alla sua visione del mondo o peggio ancora gli prospetta un’altra verità, vuole il suo male e quindi diventa un suo nemico. La cosa che il paranoico, così come il narcisista non tollera, è che vengano messe in luce, scoperte, le sue fragilità, i suoi punti deboli.

A queste situazioni, il soggetto con disturbo paranoide di personalità può reagire con perdite di controllo, discontrollo degli impulsi, che possono condurlo a diventare aggressivo. Nelle relazioni di intimità, che di solito le personalità paranoiche instaurano con soggetti piuttosto remissivi, l’aggressività viene agita anche come modalità di rivendicazione del proprio potere. Questo bisogno di scaricare sugli altri, al di fuori, spesso sul partner, le proprie parti negative, porta questi individui ad agire violenze che possono anche protrarsi nel tempo.

Qual è la strategia della difesa di Impagnatiello

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Depositando questa consulenza di parte, la difesa di Impagnatiello vuole sostenere che le condotte dello stesso non siano state poste in essere in un momento di lucidità, quando cioè l’uomo era consapevole di ciò che stava facendo e delle conseguenze che le sue azioni avrebbero avuto, ma era orientato da un pensiero patologico. Si parla addirittura di un “black out” nel corso del quale l’uomo avrebbe ucciso Giulia Tramontano e il loro bambino con un agito omicida che risulterebbe quindi apparentemente improvviso, probabilmente per evitare il più obsoleto termine “raptus”, privo di qualsiasi valenza psichiatrica.

Sostenendo pertanto che Impagnatiello avrebbe compiuto il femminicidio con un’azione impulsiva che solitamente dovrebbe però essere priva di segni di organizzazione. La volontà della difesa sarebbe quindi quella di chiedere una perizia psichiatrica che possa accertare un vizio di mente nell’imputato, tanto da alleggerire la sua posizione in termini di quantificazione della condanna.

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