Cosa sappiamo sulla ragazza fantasma che ha vissuto per 17 anni dentro una fabbrica a Brescia
Qualche mese fa una ragazza di 17 anni è stata trovata rinchiusa in una fabbrica tessile della provincia di Brescia. La ragazza (oggi maggiorenne) sarebbe stata costretta a vivere tutta la sua vita segregata tra le quattro mura del laboratorio, sfruttata per lavorare.
Secondo le ricostruzioni che sino a oggi sono state fatte, a trovarla sarebbero state la polizia locale e la guardia di finanza. La svolta sarebbe infatti arrivata lo scorso anno, ad aprile, quando sarebbe stata fermata dalle forze dell'ordine per un normale controllo. Questo sembra essere avvenuto nelle vicinanze del comune di Mazzano, in provincia di Brescia, nella zona della Bassa pianura lombarda, dove esistono ormai da tempo diversi laboratori tessili clandestini.
Si tratta di luoghi dove i lavoratori sono costretti a stare per 24 ore al giorno e dove lavorano, mangiano, si lavano e dormono in condizioni igienico sanitarie precarie e rischiose per la salute. È in questi luoghi e in queste condizioni che gli agenti della polizia locale avrebbero trovato la ragazza, originaria della Cina, mentre stava lavorando nel laboratorio prima di essere liberata insieme ad altre persone.
Della ragazza, oltre alle origini, è nota soltanto un'altra informazione: un certificato di nascita a suo nome, registrato all'anagrafe di Rovigo nel 2006. Da quel momento di lei si perdono le tracce, diventa un "fantasma". Come se avesse vissuto in un buco nero nei successivi diciotto anni, senza avere mai la possibilità di andare a scuola, imparare la lingua o di essere visitata da un medico. Nulla. Niente. Se non quello spazio: l'unico mondo che la ragazza sembra aver mai conosciuto.
Con lei nella fabbrica c'era anche la madre, anche lei di origini cinesi, anche lei lavoratrice all'interno della fabbrica bresciana. Anche l'unico parente che sembra essere stata al fianco della ragazza durante questi anni lunghi anni di prigionia trascorsi spostandosi tra tanti buchi neri: fabbriche e aziende sparse nel nord Italia, tra il Veneto e la Lombardia, dove un numero altissimo di operaie e di operai lavorano segretamente costretti giorno e notte senza mai uscire dai magazzini, dalle fabbriche o degli scantinati in cui sono costretti in uno stato di alienante sfruttamento.
Il futuro della ragazza è ora nelle mani della Questura e del tribunale di Brescia a cui è affidato il compito di rilasciare il permesso di soggiorno e i documenti necessari a trovare un lavoro e così potersi costruire una vita alla luce del sole, senza essere costretta a considerare le mura di una fabbrica il suo intero mondo.