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Inchiesta sull’urbanistica a Milano

Cosa sappiamo sul presunto conflitto di interessi del dirigente comunale Oggioni e cosa c’entra la figlia

La società di costruttori AbitareIn risulta indagata perché avrebbe assunto la figlia di Giovanni Oggioni senza rilevare “l’evidente conflitto di interessi” con l’ex dirigente, membro della Commissione per il passaggio del Comune di Milano ed ex Dirigente dello Sportello Unico dell’Edilizia.
A cura di Francesca Del Boca
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L'architetto Giovanni Oggioni, arrestato lo scorso 5 marzo con le accuse di corruzione, frode processuale, depistaggio e falso, per la Procura di Milano non avrebbe mai comunicato all'amministrazione milanese che la figlia Elena, anche lei architetta, era stata assunta da AbitareIn, società di costruttori i cui progetti venivano costantemente sottoposti all'Ufficio Edilizia del Comune di Milano (di cui il padre era direttore, e dal 2021 vice presidente della Commissione per il paesaggio del Comune di Milano). Per il gip, anzi, "non sussistono dubbi" sul fatto che "la retribuzione garantita a Elena Oggioni" costituisse in realtà "il prezzo elargito da AbitareIn per assicurarsi l'appoggio del padre nei procedimenti delle pratiche presentate al S.U.E. di Milano".

È l'ipotesi dei pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici, insieme all’aggiunta Tiziana Siciliano nei confronti di Oggioni e della società AbitareIn, uno dei maggiori sviluppatori residenziali a Milano, che risulta indagato per la violazione della legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa delle società e degli enti perché avrebbe assunto la figlia di Oggioni (non indagata) senza appunto rilevare "l’evidente conflitto di interessi" con il padre membro della Commissione per il passaggio del Comune di Milano ed ex Dirigente dello sportello unico dell'Edilizia del Comune di Milano, peraltro vicinissimo al manager "amico" dell'area sviluppo di AbitareIn Stefano Bollani (con cui Oggioni, stando a quanto emerso dalle indagini, "oltre a scambiarsi in tempo reale informazioni relative alle pratiche" avrebbe inoltre concordato "frequenti appuntamenti de visu proprio a ridosso delle sedute in cui venivano discussi i progetti d'interesse").

Per i magistrati milanesi, nonostante Elena Oggioni (non indagata) "dal 2020 presentasse attività professionale remunerata dalla società Abitare In spa" i cui progetti sarebbero stati "oggetto di valutazione da parte della Commissione per il paesaggio", il padre, durante le sedute, avrebbe infatti sistematicamente "omesso di dichiarare il conflitto e di astenersi partecipando alla loro valutazione in violazione del regolamento della Commissione".

"Tutte le operazioni immobiliari realizzate da AbitareIn hanno ottenuto titoli edilizi rispettando la normativa urbanistica vigente senza aver usufruito di agevolazioni", hanno affermato intanto da AbitareIn, evidenziando che "la collaborazione con Elena Oggioni è iniziata dopo una ricerca effettuata a fonti aperte per una nuova posizione in Architeam, società che si occupa di interior design e non si interfaccia con gli uffici competenti per le pratiche edilizie o paesaggistiche del Comune".

E ancora. "La ricerca del candidato per la posizione in Architeam è stata effettuata attraverso un annuncio su fonti aperte, a cui hanno dato riscontro numerosi candidati, tra i quali Elena Oggioni, che ha trasmesso il proprio curriculum a riscontro di tale annuncio. Il suo profilo professionale è stato scelto in ragione della pregressa esperienza lavorativa, maturata senza soluzione di continuità da oltre un decennio in prestigiosi studi di architettura".

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