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Cosa sappiamo sul caso di Marinela Murati morta in chiesa: indagati due agenti della polizia locale

Marinela Murati è morta in una chiesa di Vigevano dopo essere stata immobilizzata e arrestata dagli agenti della polizia locale. Due poliziotti sono indagati per omicidio colposo. La Procura sta cercando di capire se il decesso sia stato causato dalle modalità di arresto o se sia avvenuto per cause naturali.
A cura di Ilaria Quattrone
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Marinela Murati
Marinela Murati

Nella giornata di venerdì 3 novembre nella chiesa della Madonna Pellegrina, in via Monti a Vigevano (Pavia), è morta Marinela Murati. Per questo caso sono stati indagati due agenti della polizia locale: entrambi accusati di omicidio colposo. I poliziotti, infatti, avrebbero immobilizzato e ammanettato la donna, che era in un stato psico-fisico alterato, la quale subito dopo sarebbe morta. La Procura dovrà chiarire se il decesso sia stato causato dalle modalità con cui la 39enne è stata fermata o se sia morta per cause naturali.

La dinamica dell'episodio

Il parroco Don Gianluca, contattato da Fanpage.it, ha spiegato cosa sia successo quel giorno: "Venerdì è entrata in chiesa prima che iniziasse la celebrazione di un funerale. Avrebbe iniziato a manifestare atteggiamenti molto bizzarri. Era convinta di trovarsi in una moschea e non una chiesa: a un certo punto avrebbe iniziato a inginocchiarsi e pregare Allah. Non aveva la percezione del luogo in cui si trovava. Abbiamo quindi pensato di chiedere un intervento di natura sanitaria e di pubblica sicurezza".

Il sacerdote ha spiegato che, quando gli agenti sono intervenuti, l'avrebbero "placcata per ammanettarla e portarla fuori. È stato un momento molto difficile, si agitava e urlava". Fino a quando si è sentita male: "Le è stato praticato – prosegue – un massaggio cardiaco". Sulle modalità con cui la donna è stata immobilizzata, il parroco ha preferito non esprimersi: "Ci sono le indagini della Procura. Mi sembra giusto, in questo momento, non esprimere alcuni giudizio di merito".

Chi era Marinela Murati

La 39enne viveva in una casa Aler e spesso faceva affidamento al servizio Caritas della parrocchia. Aveva una mamma e una sorella, forse anche un compagno. Non è chiaro se fosse seguita dai servizi sociali o da un centro psico-sociale: "Tutte le volte che l'abbiamo vista, non ha mai avuto atteggiamenti simili a quelli di venerdì", ha precisato il parroco.

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