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Cosa sappiamo finora sul suicidio del presidente di Visibilia Luca Ruffino

Le indagini sembrano confermare la volontarietà del gesto di Luca Ruffino. Il manager lecchese si sarebbe sparato con la sua Beretta in casa a Milano lo scorso 5 agosto, tuttavia non sono ancora chiare le motivazioni. Non avrebbero trovato conferma le ipotesi circa una presunta malattia.
A cura di Enrico Spaccini
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Il re delle amministrazioni di condominio Luca Giuseppe Reale Ruffino si è suicidato lo scorso sabato 5 agosto. Suo figlio Mirko lo ha trovato senza vita nella camera da letto della sua abitazione in via Spadolini, nella torre progettata Massimiliano Fuskas nella periferia sud di Milano. I sei biglietti scritti dal manager lecchese prima di morire e dedicati a parenti, amici e colleghi sembrano confermare la pista principale seguita dalla Procura, ovvero che si sia trattato effettivamente di un gesto volontario. Tuttavia, le indagini sono ancora in corso per l'ipotesi di reato di istigazione al suicidio. Al momento, non avrebbero trovato conferme le ipotesi formulate da alcuni circa una presunta malattia.

L'autopsia per accertare le cause della morte

Nelle prossime ore, forse già domani, sarà eseguita l'autopsia sul corpo di Ruffino che al momento si trova all'interno dell'Istituto di Medicina legale di piazzale Gorini. Sulla dinamica della morte, comunque, sembrano non esserci grandi dubbi. L'imprenditore che aveva compiuto 60 anni solo lo scorso 24 luglio si sarebbe sparato con un colpo alla tempia con la sua Beretta 98FS che deteneva regolarmente.

A trovare Ruffino senza vita è stato uno dei suoi due figli, Mirko, allarmato dalla compagna di suo padre. La donna aveva parlato poco prima con il 60enne e aveva poi raccontato di averlo sentito particolarmente giù di morale. Quando Mirko è arrivato in via Spadolini, però, suo padre era già morto.

Perché Luca Giuseppe Reale Ruffino si è tolto la vita

Se pare non esserci alcun dubbio sulla volontarietà del gesto, non è ancora chiaro cosa abbia spinto Ruffino a compierlo. I problemi di salute ipotizzati in un primo momento sarebbero stati esclusi. La settimana scorsa il manager lecchese si era sottoposto a una visita in ospedale, ma a quanto risulta l'esito del controllo non appare determinante.

I biglietti lasciati a parenti e colleghi

Nella camera da letto della sua abitazione in via Spadolini gli investigatori hanno rinvenuto sei biglietti scritti proprio dal 60enne prima di togliersi la vita. Stando a quanto spiegato dagli inquirenti, in quei fogli non ci sarebbe alcun riferimento a presunti debiti o a indagini, né tantomeno a problemi di salute. Ci sarebbero solo parole di scuse e la parola "dimenticatemi" scritta in ognuno di quei messaggi.

Le indagini del caso sono coordinate dalla pm Daniela Bartolucci con la collaborazione della collega Maria Giuseppina Gravina. Quest'ultima, infatti, è titolare del fascicolo sulle vicende giudiziarie che riguardano Daniela Santanchè. La ministra del Turismo aveva ceduto proprio a Ruffino lo scorso ottobre la maggioranza delle azioni di Visibilia Editore. Il manager lecchese, tuttavia, non era indagato e inoltre non era mai stato sentito a riguardo.

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