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Cosa rischiano i clienti di Banca Progetto, in amministrazione giudiziaria per presunti prestiti alla ‘ndrangheta

Banca Progetto nei giorni scorsi è finita sotto amministrazione giudiziaria per presunti prestiti fatti a persone vicino alla criminalità organizzata. Ora cosa rischiano i clienti? A Fanpage.it lo spiega Marta Degl’Innocenti, docente del Dipartimento di Economia dell’Università Statale di Milano.
A cura di Giorgia Venturini
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Le indagini, condotte dal Gico della Guardia di Finanza milanese e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia guidata da Marcello Viola e Alessandra Dolci, nei giorni scorsi hanno messo sotto amministrazione giudiziaria Banca Progetto. Al centro dell'inchiesta ci sarebbero esponenti della ‘ndrangheta che avrebbero beneficiato negli anni di finanziamenti erogati proprio da questa banca.

L'amministratore delegato di Banca Progetto Paolo Fiorentino in una conferenza stampa ha tenuto a precisare: "La banca non è commissariata: il board, l’amministratore delegato e tutte le strutture manageriali all’interno della banca sono pienamente operative. Non siamo coinvolti né siamo soggetti indagati, e non abbiamo ricevuto avvisi di garanzia. Ci sentiamo completamente estranei alla vicenda".

Ma cosa sta succedendo? E soprattutto cosa rischiano i clienti di una banca finita sotto amministrazione giudiziaria? A Fanpage.it lo spiega Marta Degl'Innocenti, docente del Dipartimento di Economia dell'Università Statale di Milano.

Cosa vuol dire quando una banca viene messa sotto amministrazione giudiziaria?

L'amministrazione giudiziaria, da non confondersi con il commissariamento, è un istituto giuridico di carattere preventivo e provvisorio adottato dall'autorità giudiziaria per proteggere l'azienda da infiltrazioni criminali e dall'uso illecito dei suoi beni o delle sue risorse, senza necessariamente interrompere l’attività economica. Gli amministratori giudiziari nominati dal tribunale adottano tutte le misure necessarie per impedire e contrastare attività illecite preservando la continuità aziendale. Il caso di Banca Progetto rappresenta la prima volta in Italia in cui una banca viene posta in amministrazione giudiziaria. Lo scopo è quello di proteggere la banca dalle infiltrazioni criminali sottoponendola temporaneamente (generalmente un anno) ad un controllo. Così facendo la si depura per poi rimetterla sul mercato.

Cosa succede ai clienti di questa banca? Rischiano qualcosa?

In generale dipende dalla gravità dei presunti illeciti in cui sono coinvolti gli istituti bancari. I depositi dei clienti sono protetti fino a 100mila euro per depositante dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD). In altre parole quindi le famiglie che hanno conti correnti in questa banca e sotto questa soglia sono protette. I servizi bancari potrebbero inoltre continuare normalmente. Potrebbero esserci però dei cambiamenti o limitazioni nell'offerta di credito. Ovvero le autorità potrebbero bloccare dei movimenti ritenuti sospetti per fare ulteriori accertamenti. Questo comunque dovrebbe avvenire di prassi, secondo la legge antiriciclaggio.

Cosa succede invece alle famiglie che hanno conti maggiori a 100mila euro in una banca che finisce sotto amministrazione giudiziaria come in questo caso?

I risparmiatori con depositi di ammontare più elevato potrebbero essere effettivamente esposti ad un rischio maggiore. Si potrebbe quindi diffondere un preventivo sentimento di sfiducia anche nei correntisti con più di 100mila euro, perché potrebbero essere sottoposti a maggiori controlli, limitazioni e, nel caso più estremo, a delle reali perdite. Certo è che – in caso di liquidazione della banca – il recupero degli importi superiori i 100mila euro per rimborsare questi correntisti dipenderebbero dalla vendita degli asset della banca, anche se i primi ad andarci di mezzo in questo caso sarebbero gli obbligazionisti e soprattutto gli azionisti.

Sono ovviamente situazioni eccezionali e, senza conoscere nel dettaglio la situazione, non posso dire con quale probabilità possano davvero concretizzarsi. Tuttavia, anche solo il timore che si verifichino potrebbe spingere questi correntisti a spostare i loro soldi in altre banche. Bisogna capire se, in questo caso, ci siano correntisti con importi maggiori ai 100mila euro.

Secondo lei, in casi come questo – ovvero quando uno dei protagonisti è la criminalità organizzata – il rischio che i correntisti lascino la banca per un'altra è alto?

C'è sicuramente un fattore sfiducia che potrebbe in qualche modo creare un effetto a catena e scoraggiare chi detiene depositi in quella banca. L'intervento che viene fatto con l'amministrazione giudiziaria è proprio quello di sanare la situazione. Bisognerebbe aspettare la relazione di Donato Maria Pezzuto, nominato dal Tribunale, a cui spetterà monitorare i relativi processi e presidi di controllo per poi relazionare i giudici per capire la situazione effettiva della banca e successivamente capire la decisione dei diversi correntisti.

Il fatto che, come dichiarato dalla Procura, alcune aziende legate alla criminalità organizzata abbiano ottenuto dalla banca, nel corso degli anni, finanziamenti garantiti dallo Stato attraverso il Fondo Centrale di Garanzia — gestito da Mediocredito Centrale e destinato a supportare le piccole e medie imprese in difficoltà — potrebbe suscitare un certo disappunto nell’opinione pubblica, considerando che tale Fondo è alimentato da risorse pubbliche.

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