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A processo Mario Franchini, l’uomo che ha preso a botte la figlia di 9 mesi della compagna

È stato disposto il giudizio immediato per il 28enne Mario Franchini, accusato di aver preso a calci e pugni la figlia di 9 mesi della compagna a Casarile (Milano) nell’ottobre del 2022. “Ero disconnesso dal mio cervello”, disse il giovane. “Volevo solo farla smettere di piangere”
A cura di Francesca Del Boca
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Schiaffi, calci, pugni alla figlia della compagna, una bambina di soli 9 mesi. È stato disposto il giudizio immediato per Mario Franchini, il 28enne in carcere a Pavia da oltre cinque mesi (con l'accusa di tentato omicidio aggravato) per avere preso a botte la figlia di 9 mesi della compagna con cui conviveva a Casarile, comune alle porte di Milano.

A deciderlo, su richiesta del pm, è stato il gip pavese Fabio Lambertucci, che ha fissato il processo davanti al Tribunale per il prossimo 10 maggio.

La ricostruzione della vicenda secondo la Procura

Sabato 1 ottobre 2022, Franchini si trova solo con la bimba, mentre la madre della piccola è a lavoro. Quel pomeriggio, la donna prova più volte a contattarlo per avere notizie della figlia. Ma non riceve mai risposta, e così chiede alla madre di andare a controllare. 

La nonna, una volta entrata in casa, trova la piccola in condizioni gravissime: frattura del cranio, emorragia celebrale, lividi, botte su tutto il corpo. Accanto a lei, il compagno della figlia.

"Ero disconnesso, volevo solo farla smettere di piangere"

L'uomo, in Pronto soccorso, racconta che la bimba si è fatta male cadendo dal seggiolone. Ma i medici rilevano diverse fratture sospette, e un trauma cranico. E così, certi che non sia stato un semplice incidente domestico, allertano immediatamente i Carabinieri.

"Ero disconnesso dal mio cervello, non ragionavo, non ero io", le parole del 28enne, oggi difeso dagli avvocati Solange Marchignoli e Luca D'Auria. Che ha sempre detto di non ricordare nulla. E di essere preoccupato per la piccola, rimasta in coma farmacologico per giorni interi. "Volevo solo farla smettere di piangere".

"Si ricorda solo di averla strattonata. È impossibile che le abbia dato calci e pugni, perché una bimba di nove mesi sarebbe sicuramente morta", la difesa del team legale, al tempo. "Fin da subito si è pentito di quanto successo, e ha sempre chiesto delle condizioni della bambina".

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