Cosa non torna nella storia della malata di tumore che deve aspettare il 2025 per gli esami o pagare 422 euro
Lo scorso 5 marzo la Cgil di Bergamo, attualmente impegnata insieme ad altre associazioni nella raccolta firme per promuovere un referendum sulla sanità in Lombardia, ha diffuso la storia di una donna B.S., una lavoratrice bergamasca che avrebbe dovuto aspettare quasi due anni per poter fare, con il Sistema sanitario nazionale, quattro esami che le erano stati prescritti durante una visita di controllo dopo aver avuto un tumore. La notizia, come è normale che fosse, ha scatenato non poche polemiche: da un lato l'assessore al Welfare l'ha bollata come "falsa", dall'altro il sindacato bergamasco ha replicato dichiarandosi "sconcertato" per quanto dichiarato da Guido Bertolaso.
Interpellato da Fanpage.it, il direttore del dipartimento oncologico provinciale di Bergamo, Carlo Alberto Tondini, spiega che "i malati oncologici si dividono in due categorie: quelli che hanno un tumore o il sospetto di averlo e quelli che hanno finito tutte le cure e, avendo il rischio di una recidiva, devono sottoporsi a controlli periodici. Questi ultimi, però, sono pazienti che stanno bene. Il caso segnalato è da inserire in questo secondo contesto, cioè quello in cui non c'è un'urgenza di diagnosi oncologica ma dobbiamo programmare nel tempo dei controlli".
"In questo caso, – continua – il paziente che esce dall'ambulatorio ha una programmazione di nuova visita a 12 mesi. A Bergamo è attivo da un anno e mezzo il progetto pro.F.U.M.O., che si occupa della presa in carico della programmazione di questi esami di controllo. Quindi abbiamo riservato una serie di disponibilità di prestazioni, in condivisione fra diverse strutture pubbliche e private della provincia, a questa tipologia di pazienti. In questo modo chi deve fare le visite di controllo dopo un tumore trova l'appuntamento entro la prossima visita, recandosi allo sportello dedicato".
La paziente, invece, che non è alla prima visita di controllo dopo la malattia, secondo quanto riferisce la Cgil si è rivolta al "Centro Unico di Prenotazione regionale", dove quindi non hanno contezza della sua precedente patologia. Ma anche in questo caso, stando ad alcuni test effettuati, anche sul portale della Regione risulta esserci disponibilità prima di gennaio 2025, quando la donna dovrà sottoporsi a nuova visita di controllo, almeno per alcuni degli esami che le sono stati prescritti. Per l'ecografia all'addome, ad esempio, ci sono due disponibilità per il 7 maggio 2024.
E questo lo avevo già spiegato l'assessore Bertolaso: "Siamo andati a verificare se all'interno dell'Ats di Bergamo ci fossero disponibilità per fornire le prestazioni richieste dalla paziente. Ebbene le abbiamo trovate, semplicemente utilizzando il portale regionale ‘Prenota salute'". Ma dalla Cgil avevano risposto che non c'era "alcun posto per 3 dei 4 esami prescritti nei tempi opportuni, cioè prima della fine del 2025, tranne che per uno, che andava però eseguito in contemporanea con gli altri".
"Gli esami richiesti in ambito di follow up devono essere fatti in un periodo tra le 2 e le 8 settimane e possono non essere fatti contestualmente. È sufficiente che vengano fatti nell'arco dello stesso periodo", spiega però il dottor Tondini, che poi aggiunge: "E soprattutto in questi casi è sempre opportuno fare gli esami poco prima della nuova visita di controllo, quindi a ridosso di gennaio 2025″. Eppure la donna ha raccontato di essersi "rivolta al sistema privato, riuscendo a fissare i quattro esami per giovedì 7 marzo", sborsando però 422 euro.
"Fare degli esami oggi in una paziente che deve tornare fra un anno e non ha nessun motivo clinico è un errore, che non so da dove sia nato. Però è impossibile che la nostra paziente non abbia capito bene che lei doveva fare questi esami a ridosso della prossima visita". Anche perché, come ha raccontato lei stessa, non è la prima visita di controllo che fa dopo la malattia. Non si sa quindi da dove nasca l'equivoco. Di sicuro il tema delle liste d'attesa resta un problema che Regione Lombardia, come altre, deve affrontare. Ma forse questo caso è meno la punta dell'iceberg rispetto a com'era stato descritto.