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“Cosa hai fatto?”: la telefonata tra il compagno e la donna che ha trovato morta di stenti la figlia

“Preferiva non portarla da me”: a dirlo è Mario Angelo D’Ambrosio, il compagno di Alessia Pifferi, la donna accusata di aver fatto morire di stenti la figlia di 16 mesi.
A cura di Ilaria Quattrone
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Alessia Pifferi, arrestata per l'omicidio della figlia Diana
Alessia Pifferi, arrestata per l'omicidio della figlia Diana

Ci sarebbe stata una telefonata tra Alessia Pifferi, la donna di 37 anni accusata della morte della figlia Diana, e il compagno Mario Angelo D'Ambrosio. I due, stando a quanto riportato dal quotidiano "Il Giorno", si erano conosciuti due anni fa su una piattaforma. L'uomo, elettricista a Leffe (Bergamo), non è il padre della piccola.

Non sapeva che Pifferi fosse incinta

I due avevano iniziato la relazione nel luglio 2020: il 58enne ha raccontato agli inquirenti di non essere mai stato messo a conoscenza della sua gravidanza. L'uomo ha raccontato di averlo scoperto solo quando Pifferi ha partorito. Durante la convivenza sospettava che fosse incinta considerato che non aveva il ciclo e che "aveva una pancia che continuava ad aumentare. Lei però mi aveva giurato di non essere incinta".

Agli inquirenti la donna ha raccontato della loro frequentazione conclusa a gennaio 2021: "Fino alla nascita di Diana, alla fine di gennaio, abbiamo convissuto tranquillamente a Leffe. Io e la bimba siamo rimaste in ospedale a Bergamo per quasi due mesi. Poi lui mi ha lasciata". All'inizio di giugno, i due avevano poi ripreso a frequentarsi.

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Non voleva mai portare la figlia a casa del compagno

L'uomo ha raccontato che, quando veniva a Milano, c'era anche la piccola. Bimba che però quando la donna andava a Leffe per il weekend, non c'era mai. Pifferi avrebbe sempre raccontato all'uomo che si trovava con la sorella Viviana o una baby sitter, donna che però non è mai esistita. D'Ambrosio ha raccontato agli inquirenti che la donna sosteneva di non voler portare la bimba con lei perché così poteva "respirare e si sentiva più libera".

Dopo una settimana trascorsa con lui – nonostante i due fossero venuti a Milano – la donna, rientrando a casa, ha trovato il corpo della piccola. Dopo aver chiesto aiuto a una vicina di casa e chiamato il personale del 118, che non ha potuto far altro che dichiararne il decesso e allertare la squadra mobile di Milano, la donna ha chiamato D'Ambrosio: "Diana è morta". L'uomo le avrebbe riposto: "Cosa hai fatto? La baby sitter l'hai sentita?" Dopodiché l'avrebbe rimproverata per non averla portata con lei.

Si cerca di capire come sia morta Diana

Da lì, le forze dell'ordine hanno scoperto che non era la prima volta che la donna lasciava la figlia sola in casa. Una volta fermata, alla polizia avrebbe detto di essere "una buona mamma" per poi aggiungere di sapere che sarebbe potuta morire. Il corpo della piccola è stato trovato in un lettino con accanto un biberon e un flacone di benzodiazepine mezzo vuoto.

L'autopsia e l'esame tossicologico potranno aiutare a capire se la piccola sia morta di stenti, senza acqua e cibo, o se prima che la madre sia andata via sia stata narcotizzata. Questo potrebbe giustificare il fatto che nessuno dei vicini l'avrebbe sentita piangere.

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