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Arresti tra ultras di Milan e Inter

Cosa diceva il capo ultrà dell’Inter Marco Ferdico un anno prima dell’arresto: le bugie sulla Curva Nord

Un anno prima dell’arresto il portavoce della Curva Nord interista Marco Ferdico dichiarava: “Qualsiasi tipo di abuso, estorsione o spaccio viene eliminato. Come si fa a parlare di criminalità in una curva che non commette crimini?”
A cura di Francesca Del Boca
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Marco Ferdico
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"Abbiamo da tempo radiato le persone nocive, come quelle che spacciavano. Qualsiasi tipo di abuso o estorsione viene eliminato dalla Curva Nord. Come si fa a parlare di criminalità in una curva che non commette crimini?". Sono le parole del capo ultrà e portavoce del tifo organizzato interista Marco Ferdico solo pochi mesi fa, rilasciate durante un'intervista su YouTube un anno prima dell'arresto. "Parlare di criminalità della curva mi lascia basito. Per quanto riguarda noi, questo non ci interessa. Le regole nella nostra famiglia sono chiare".

Frasi appena contraddette dalla maxi inchiesta di guardia di finanza e polizia che ha portato allo scoperto un vero e proprio "sistema criminale" intorno allo stadio Meazza di Milano, e condotto agli arresti 19 ultrà tra le curve di Milan e Inter, tra cui lo stesso Ferdico. Con lui anche i vertici della Curva Nord Andrea Beretta (già accusato dell'omicidio del rampollo di ‘ndrangheta Antonio Bellocco) e Renato Bosetti, così come il rossonero Luca Lucci.

Marco Ferdico
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Due compagini apparentemente rivali che, in realtà, secondo quanto emerso dalle indagini erano unite da una sorta di "patto di non belligeranza" per fare affari e gestire tutte le controversie. Una pacifica alleanza in nome dei comuni guadagni ottenuti per la Procura attraverso estorsioni, traffici illeciti, la gestione di parcheggi e della vendita di cibo e bevande nei pressi dello stadio.

In particolare, gli investigatori hanno ricostruito come gli esponenti delle curve (e in particolare quella interista) fossero in grado di esercitare pressioni su giocatori, allenatori e membri della società.

Al centro delle indagini c'è anche l'intercettazione di una conversazione avvenuta all'interno di un'auto il 24 gennaio dello scorso anno: a bordo ci sono i capi ultrà Mauro Nepi e Marco Ferdico, che parlavano al telefono con Massimiliano Silva (non indagato), dirigente dell'Inter addetto ai rapporti con la tifoseria. I due, durante la telefonata, informano il dirigente che sarebbero venuti alla "Pinetina" di Appiano Gentile (Como) dove si allena la squadra nerazzurra, per incontrare e avere un confronto con lo slovacco Milan Skriniar, allora giocatore dell'Inter ora al Paris Saint Germain, e parlare di calciomercato: l'incontro avverrà poi in un bar a San Siro.

Così come i continui contatti con Simone Inzaghi per ottenere più biglietti per la finale di Champions contro il Manchester City (poi ottenuti) e "per fare una quadra", commentando alcune scelte sportive del mister e provando così a condizionarne le strategie calcistiche.

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