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Cosa c’è dietro La Piadineria, il noto marchio di fast casual food che è al terzo cambio di proprietà

A inizio 2024 La Piadineria, tra i brand di “fast casual food” più noti e di successo in Italia degli ultimi anni, è stata protagonista di un terzo cambio di proprietà.
A cura di Andrea Bonafede
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A inizio 2024 La Piadineria, tra i brand di "fast casual food" più noti e di successo in Italia degli ultimi anni, è stata protagonista di un cambio di proprietà, il terzo nella sua ormai trentennale storia. Il fondo di private equity britannico CVC Capital Partners ha infatti acquisito il 100 per cento della società dal fondo Permira.

Un'operazione importante dal punto di vista finanziario considerato che negli ultimi mesi il mercato italiano ha subito alcuni scossoni dovuti alle conseguenze del periodo della pandemia, con alcuni marchi noti della ristorazione costretti a chiusure, ridimensionamenti o salvataggi.

La parabola de La Piadineria è stata finora ascendente. L’idea nasce nel 1994 da Pierantonio Milani e Franco Beccaria, due ragazzi bresciani che aprono un negozio e iniziano a cucinare e vendere piadine e rotoli, seguendo la ricetta della zia emiliana.

Il prodotto piace e i due giovani capiscono il potenziale del loro lavoro: non restare confinati in un "laboratorio artigianale", ma diventare una realtà industriale che mantiene il focus sulla qualità delle materie prime. La Piadineria attira l’attenzione degli investitori: nel 2015 la maggioranza della società passa a Idea Taste of Italy, facente parte di Dea Capital, a sua volta di
proprietà del Gruppo De Agostini. Passano tre anni, sempre di crescita, e nel 2018 il fondo Permira acquisisce La Piadineria.

Dopo sei anni, anche questi in crescita, il passaggio a CVC Capital Partners. Un riconoscimento da parte del mercato: il fondo britannico è tra i maggiori private equity al mondo, con oltre 177 miliardi di dollari di asset gestiti. Tra le più note partecipazioni del gruppo figurano il brand di cosmetica Douglas, l’italiana Recordati, i tè Lipton e numerosi marchi del mondo dello sport: i campionati di calcio spagnolo (La Liga, all'11 per cento) e francese (Ligue 1, al 17 per cento), il Sei Nazioni di Rugby (14 per cento) e WTA, che organizza e gestisce i tornei femminili di tennis (20 per cento). Investimenti mirati, fruttuosi, come il fondo si augura possa essere anche quello ne La Piadineria.

La società nel 2023 ha fatturato oltre 200 milioni di euro, ha aperto oltre 430 punti vendita, dà lavoro a oltre 3 mila persone (numeri che, nelle previsioni dell’azienda, sono destinati a crescere di almeno 600 nuove risorse ogni anno) ed è presente in 66 città italiane. La Piadineria realizza gli impasti freschi nell’impianto di produzione di Montirone – in provincia di Brescia, dove si trova anche la sede centrale dell’azienda – e da lì viene distribuito in tutti i punti vendita, dove poi viene steso, cotto e farcito.

Lo stabilimento è stato da poco rinnovato per aumentare la capacità produttiva e seguire il continuo aumento dei punti vendita. Il motivo per cui un attore dell’economia globale come CVC Capital Partners abbia scelto di fare proprio questo tipo di investimento risiede nei numeri e nelle prospettive di mercato. Nei recenti sei anni, sotto la gestione Permira, La Piadineria ha triplicato sia il fatturato, sia l’Ebitda e il fondo britannico crede che il marchio non abbia ancora raggiunto il proprio apice, anzi.

I piani di CVC riguardano soprattutto un’ulteriore espansione del business in Italia e la sfida dell’internazionalizzazione. Attualmente La Piadineria conta 8 punti vendita all’estero, tutti in Francia – sparsi tra Parigi, Nizza, Marsiglia, Lione e Rouen – e nuove aperture sono previste nei prossimi mesi. Se l’affondo sul mercato francese sembra essere cominciato, la domanda sorge spontanea: qual è il prossimo Paese nel mirino de La Piadineria?

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