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Coronavirus, Sala: “Lockdown a Milano? Lunedì mi confronterò col presidente Fontana”

Il sindaco di Milano, intervenuto durante il convegno online organizzato da Cgil, ha spiegato che al momento non c’è progetto di lockdown per il capoluogo lombardo e che al momento l’obiettivo è capire se le misure restrittive attuate finora abbiano portato risultati positivi in fatto di contagi. “Lunedì mi confronterò col presidente Fontana”, ha concluso Sala.
A cura di Chiara Ammendola
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Il tema di restrizioni maggiori per la città di Milano dove i contagi da Coronavirus continuano a registrare un preoccupante incremento sono nuovamente al centro delle parole del sindaco Beppe Sala che ha spiegato che al momento non è in previsione un lockdown nel capoluogo lombardo: "Lunedì ci confronteremo con Fontana – le parole di Sala – ad oggi non ho in mano nessun progetto di lockdown o di intensificazione delle misure, se sarà necessario, lo faremo senz'altro".

Se il virus arriva al sud, il sud farà più fatica a reggere

Intervenuto durante il convegno online organizzato dalla Cgil il primo cittadino di Milano ha detto la sua sul tema chiusure in Italia per alcune città, ad oggi maggiormente colpite: "Credo che ora non ha più senso parlare di focolai: tutto il mondo oggi è un focolaio. Sono tra quelli che ritengono siano necessarie misure il più possibile unitarie e univoche e il più possibile a livello di paese – ha continuato Sala – è vero che Milano è molto toccata al momento, ma sono molto toccate le vicinanze o geografiche, come Monza e Varese, o di tipologia di città, come Napoli, ma magari presto anche altre città. È evidente che se tutto arriva al sud, il sud farà più fatica a reggere".

Abbiamo davanti a noi sei mesi difficili

Sala ha nuovamente ribadito che sarà necessario attendere almeno cinque o dieci giorni per avere un feedback sulle restrizioni attuate nei giorni scorsi prima da Regione Lombardia e poi dal governo: "Magari ci si andrà verso il lockdown, ma stiamo già facendo un'azione vediamo se funziona – ha concluso – ma se ora lavorano in 50 e sostieni gli altri 50 che stanno a casa, se chiudi il 90, è il 10 che deve sostenere il 90 di chi sta a casa". "Avremo davanti sei mesi difficili. Il nostro presidente del Consiglio ha detto ieri che prima di Natale ci saranno i vaccini. Il giorno dopo la Von der Leyen ha parlato di aprile. Io credo che fino alla primavera avremo una situazione difficile – ha aggiunto – si sta parlando di altri sei mesi di sofferenza, dalle analisi che hanno in mano i sindaci delle altre grandi città".

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