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Coronavirus, Galli: “Da due giorni a Milano numeri non belli, non possiamo rilassarci”

“Non pensiamo di avere risolto il problema. A Milano negli ultimi due giorni i numeri non sono stati bellissimi. Ieri i casi erano già di più rispetto al giorno precedente”. Intervistato da Fanpage.it, il professor Massimo Galli, primario di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, avvisa che l’emergenza non è finita, nonostante il calo dei contagi. “Il numero record di morti ci ricorda che di fronte a questa malattia le nostre armi sono spuntate”. E sulle chiusure per Natale e Capodanno: “Diranno che sono filogovernativo, ma dico che è un segnale giusto”.
A cura di Simone Gorla
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Il professor Massimo Galli
Il professor Massimo Galli
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"I morti sono tanti ovunque, ma soprattutto in Lombardia. Questo è il motivo per cui si continua a ribadire l'importanza di non abbassare la guardia. Non dobbiamo pensare di avere risolto il problema, solo perché c'è stato un calo dei nuovi casi. La flessione è reale e importante, ma a Milano per esempio negli ultimi due giorni i numeri non sono stati bellissimi. Ieri i casi erano già di più rispetto al giorno precedente". È l'avvertimento del professor Massimo Galli, primario di Malattie infettive all'ospedale Sacco di Milano, che intervistato da Fanpage.it fa il punto sulla diffusione dell'epidemia di Coronavirus in Lombardia.

Nella giornata di giovedì c'è stato il record di decessi della seconda ondata, 347, eppure si parla di zona gialla. Cosa succede?

Il bilancio dei morti, tristemente, è espressione di un'onda lunga che continua e che rimarrà ancora per molto tempo. Molti dei pazienti che vengono assistiti, con grande attenzione e impegno, nelle terapie intensive, alla fine purtroppo non ce la fanno. I decessi sono purtroppo l'ultimo parametro che si sposta. Sono dovuti a infezioni avvenute settimane fa.

Dove sono avvenuti questi decessi? Dai dati sembra che ve ne siano molti fuori dalle terapie intensive.

Non ho dati sufficienti sui flussi da e per le terapie intensive per stabilire con precisione dove si siano verificati i decessi. Non lo so, mi piacerebbe saperlo. Da noi al Sacco abbiamo molti decessi anche negli altri reparti, ma soprattutto in terapia intensiva. Sui dati generali non posso fare ipotesi.

Perché così tanti morti in Lombardia?

La Lombardia ha manifestato la più estesa quantità di persone infettate. Lo abbiamo visto nelle province più colpite su base numerica: il virus è sempre rimasto molto diffuso, è ricomparso molto, in autunno nelle aree meno colpite nella prima ondata. Questo dato inoltre conferma che per questa malattia, quando butta male, le nostre armi sono limitate e spuntate. Si può fare qualcosa come la terapia di supporto e ossigenazione, e non molto altro. Questi morti sono espressione di fenomeni iniziati tempo fa, sperò dobbiamo stare ugualmente molto attenti. Il trend deve stabilizzarsi.

A Milano i casi sono tornati a risalire?

Ieri i casi erano già di più rispetto al giorno precedente, può essere un effetto del weekend. Si tratta di numeri comunque inferiori a quelli delle settimane scorse, però ancora alti. Ma noi abbiamo un segnale importante e positivo che ci deriva dal calo della pressione sugli ospedali. Ora si ragiona su cosa possiamo riaprire, però siamo già stati scottati una volta, quindi attenzione.

Sulle chiusure per Natale e Capodanno le regioni sono molto critiche. Lei cosa ne pensa?

Dal panorama generale che osserviamo l'indicazione è chiara. Qualcuno dirà che prendo posizioni filo governative, ma questa volta dico che il segnale dato è giusto e forte. Fa capire che la storia non è finita. D'altra parte, appena dai un segnale diverso si riempiono i centri delle città.

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