Coronavirus a Varese, viaggio nella provincia travolta dalla seconda ondata del contagio
Da 7 al 27 di ottobre, i pazienti ricoverati con Coronvirus all'ospedale di Circolo di Varese sono passati da 7 a 190. Bastano questi due numeri per fotografare la velocità con cui è dilagato il contagio in una delle province risparmiate dalla prima ondata della pandemia, ma ora più duramente colpite dalla seconda. Dalla tranquillità all'emergenza nel giro di venti giorni. "Per mesi abbiamo vissuto come se il virus fosse un lontanissimo ricordo", rileva il sindaco, Davide Galimberti. "Oggi i nostri ospedali sono già in una situazione di quasi saturazione".
Varese terza provincia per numero di contagi: il timore di diventare la nuova grande malata
Il 28 ottobre la provincia di Varese, con 1.908 positivi, è stata la terza in Italia per nuovi contagi giornalieri. "Indubbiamente rispetto a marzo c'è molta più paura e preoccupazione, proprio per i numeri. Ciascuno in città e provincia ha amici, parenti, conoscenti che in qualche modo stanno vivendo la malattia", spiega a Fanpage.it il primo cittadino. Il timore inconfessabile è quello di trovarsi nell'occhio del ciclone, ma nessuno vuole parlare di Varese come ‘nuova Bergamo'. La speranza del sindaco è che la situazione si stabilizzi. "Oggi ci sono maggiori conoscenze, il sistema sanitario ha maggiori capacità di intervento nonostante i numeri siano in costante crescita", aggiungere il primo cittadino. Che non esclude nuove misure restrittive se quelle imposte dal Dpcm del governo non dovessero bastare.
Da metà ottobre l'Hub Covid dell'ospedale di Circolo è al completo: aperte nuove unità
"Da metà ottobre siamo a regime completo, per questo l'azienda sta aprendo altre unità operative per accogliere altri pazienti col covid", racconta Giulia Cappellati, referente infermieri dell'Hub Covid dell'ospedale varesino. Il reparto speciale creato in primavera per i contagiati con sintomi che non necessitano di cure intensive ora è pieno. "Abbiamo pazienti di tutte le età, dai 18enni ai grandi anziani ultranovantenni". Da settimane la Asst Sette Laghi sta mettendo in campo tutte le risorse disponibili per affrontare la crisi. L'allerta è al momento tra il secondo e il terzo livello, il più alto.
Servono decine di infermieri, ma anche medici internisti, pneumologi, infettivologi
"Ci troviamo a dover accogliere sempre più pazienti covid-positivi. Non possiamo però dimenticarci anche di tutti gli altri, perché noi siamo centro di riferimento anche per le patologie cardiologiche, cardiochirurgiche, per la chirurgia vascolare", spiega Anna Iadini, coordinatrice aziendale per l'emergenza Covid. Ridotte le attività differibili, quindi, ma senza trascurare la cura delle altre urgenze. "Gli accessi alla nostra struttura stanno aumentando, le curve crescono". Il personale è allo stremo delle forze, e mancano infermieri. Per fare fronte all'emergenza servirebbero "diverse decine" di addetti, prosegue Iadini, mentre "per quanto riguarda il personale medico sarebbe indispensabile avere internisti, pneumologi, infettivologi".
Il 40 per cento dei posti letto è attualmente occupato da malati di Covid-19. Nel cuore del reparto specializzato l'attività è incessante. Pazienti in barella vengono portati dentro e fuori. I sanitari non hanno mai smesso di indossare tute, mascherine e visiere. Si controlla ogni passo per evitare di "sporcare" le zone sanificate. Tutto è tornato come in primavera. La seconda ondata, in ospedale, se la aspettavano un po' tutti. "Ma tornare all'intensità di cura di qualche mese fa è stato tosto".