Coppia rimane bloccata per 58 ore in aeroporto, ma per la Cassazione non deve avere alcun risarcimento
Una coppia di Credera (in provincia di Cremona) nel 2015 era rimasta bloccata per 58 ore all'aeroporto di New York perché il suo volo per Las Vegas, dove avrebbe dovuto prendere l'aereo per tornare in Italia, era stato cancellato dall'American Airlines. I due avevano denunciato la compagnia aerea accusandola di averla abbandonata per più di due giorni "senza alcuna assistenza e informazione", ma per la Corte di Cassazione (con sentenza depositata il 26 luglio 2024) non hanno diritto al risarcimento in quanto si sarebbero "limitati a dedurre un generico disagio", mentre non avrebbero fatto "alcun riferimento a ciò che in quel segmento temporale avrebbero potuto fare e che invece non hanno fatto".
Il volo cancellato e la richiesta di risarcimento
L'episodio, riportato dal quotidiano La Provincia, risale al 5 marzo del 2015. Una coppia cremonese si trovava a New York e avrebbe dovuto prendere un volo per Las Vegas. Una volta là, avrebbero fatto ritorno in Italia. Tuttavia, la American Airlines aveva dovuto cancellare il loro volo per maltempo.
Secondo i due coniugi, la compagnia li aveva abbandonati per 58 ore, quindi più di due giorni, "senza alcuna assistenza e informazione" e per questo motivo avevano presentato denuncia. Nel 2017 il giudice di pace di Crema aveva accolto parzialmente la loro domanda risarcitoria, condannando American Airlines per il "grave ritardo" a risarcire i coniugi con 3.788 euro ciascuno.
"Non hanno dato prova del danno"
La compagnia aerea, però, aveva deciso di presentare ricorso al Tribunale di Cremona che nel 2018 ha ribaltato il verdetto. Confermando la responsabilità per il grave ritardo del volo New York – Las Vegas, il giudice d'appello ha anche riconosciuto la mancanza da parte dei passeggeri della "prova del danno patrimoniale e non patrimoniale", disponendo così la restituzione della somma.
La coppia, a quel punto, si è rivolta alla Cassazione. Anche la Suprema Corte, però, ha ribadito che non si è trattato di un inadempimento contrattuale. I due, hanno scritto gli ermellini nella sentenza che ha confermato la sentenza di appello, si sarebbero "limitati a dedurre un generico disagio", ma non avrebbero fornito prove dell'effettivo danno patrimoniale che chiedevano venisse risarcito.