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Alberto Genovese arrestato per stupro

Convertita la pena per Sarah Borruso, ex compagna di Alberto Genovese: lavorerà un anno per il Comune di Roma

Sarah Borruso lavorerà per un anno per il Comune di Roma. Lo ha deciso il gup di Milano convertendo la pena inflitta lo scorso luglio all’ex compagna di Alberto Genovese ritenuta responsabile di tentata violenza sessuale.
A cura di Enrico Spaccini
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Sarah Borruso (foto da LaPresse)
Sarah Borruso (foto da LaPresse)
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È stata convertita a un anno di lavoro di pubblica utilità al Comune di Roma la condanna a un anno di reclusione inflitta lo scorso luglio a Sarah Borruso. L'ex compagna di Alberto Genovese era coimputata con l'imprenditore nel processo, con rito abbreviato, in cui entrambi sono stati ritenuti colpevoli di tentata violenza sessuale. La decisione è stata presa dalla stessa giudice che ha pronunciato la sentenza lo scorso luglio, Chiara Valori.

Le condanne del processo di luglio

In seguito a quel processo, era stato condannato anche lo stesso Genovese, che stava già scontando 6 anni e 11 mesi di carcere per aver drogato e violentato due ragazze. Per l'imprenditore la pena è di un altro anno e 3 mesi di reclusione, poiché è stato ritenuto responsabile anche di intralcio alla giustizia e detenzione di materiale pedopornografico.

Condannato anche Daniele Leali, ex amico di Genovese che durante i festini che si tenevano a ‘Terrazza Sentimento' intratteneva gli ospiti come dj. Per lui la pena è di 5 anni di carcere, per cessione di cocaina e intralcio alla giustizia.

Il percorso di giustizia riparativa di Genovese

Sempre dallo scorso luglio, Genovese ha iniziato a prestare servizio come volontario per la ‘Casa della Carità' di don Virginio Colmegna e da poco ha ottenuto il via libera per prestare servizio anche per la Onlus ‘Wall of dolls' che si batte a favore delle donne vittime di violenza.

Dopo aver trascorso diverso tempo in carcere e alcuni periodi in comunità per la disintossicazione dalla dipendenza da cocaina, l'ex re delle start up ha iniziato così il percorso di giustizia riparativa richiesto dai suoi avvocati e accettato dal Tribunale di sorveglianza dopo un primo rifiuto.

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