Confessa di aver abusato del figlio di 7 anni, ma per il giudice è innocente: “Il fatto non sussiste”
Nel 2017 aveva confessato, in una lettera indirizzata alla ex moglie, di aver abusato del figlio di 7 anni. Oggi, martedì 25 maggio, il giudice lo ha assolto "perché il fatto non sussiste" e le prove sarebbero insufficienti. Dopo la confessione alla ex moglie e il timore – raccontato dallo stesso ad alcuni dottori di un ospedale – di aver avuto atteggiamenti sessuali con il piccolo, l'uomo era finito a processo con le accuse di violenza sessuale e corruzione di minore.
La perizia psichiatrica: Incapacità di collegare gli eventi
Nella lettera riportata dal quotidiano "Il Corriere della Sera", l'uomo affermava di soffrire di problematiche psicologiche e di aver abusato del piccolo in vari modi: "ho fatto cose che non dovevo fare. Acconsento ad andare in cura. Acconsento che la madre dei miei figli abbia custodia totale dei bambini. Non ho altro da aggiungere". L'assoluzione da parte del giudice dell'udienza preliminare Carlo Ottone de Marchi, è stata richiesta anche dal pubblico ministero Daniela Bartolucci. Per il giudice la vicenda è collegata a una sofferenza mentale: la perizia psichiatrica ha infatti appurato che l'uomo ha una ridotta capacità di giudizio "incapacità di collegare gli eventi, innaturale remissività, forte quadro depressivo".
I tre presunti abusi non sono stati ricostruiti adeguatamente
Per il giudice infatti questi elementi avrebbero potuto influenzare l'uomo nella sua confessione, ritenuta "lacunosa e incompleta". Stando a quanto riportato da Corsera, i tre presunti abusi subiti dal bambino non hanno potuto essere ricostruiti in maniera adeguata "a causa delle modalità totalmente suggestive con le quali il bambino è stato sentito sia dalla madre" che dalla terapeuta e dalla psicologa. Sembrerebbe infatti che siano stati "violati tutti gli standard richiesti dai protocolli per l'ascolto del minore".