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Condannato per i disordini di San Siro, Baby Gang fa ricorso: “Non ha lanciato sassi contro la polizia”

Baby Gang ha fatto ricorso contro la condanna a tre anni e quattro mesi di reclusione per disordini avvenuti a Milano nel 2021. Secondo la difesa il rapper non era presente al momento dei fatti e ci sarebbero le condizioni per concedere le attenuanti.
A cura di Alice De luca
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Baby Gang (foto da Instagram)
Baby Gang (foto da Instagram)

Il rapper Baby Gang ha deciso di fare ricorso contro la condanna a tre anni e quattro mesi di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale durante alcuni disordini creati a Milano nel 2021. La difesa del cantante ha dichiarato che "è pacifico il fatto che non abbia preso parte agli scontri" e che l'assenza di attenuanti abbia prodotto una pena sproporzionata. L'avvocato Niccolò Vecchioni ha poi contestato la sentenza, che "lo dipinge come un soggetto che soffia sul disagio sociale per alimentare sentimenti di rivalsa contro le istituzioni e non un giovane che denuncia con l'arte l'emarginazione sociale che ha conosciuto".

Perché Baby Gang è stato condannato

La condanna di Baby Gang, nome d'arte del 23enne Zaccaria Mouhib, fa riferimento a fatti avvenuti nell'aprile del 2021. In quell'occasione il cantante, insieme al collega trapper e amico Neima Ezza, avrebbe radunato circa 300 ragazzi in zona San Siro per la registrazione di un video musicale. Il ritrovo sarebbe avvenuto nonostante le restrizioni sanitarie dovute alla pandemia e all'arrivo delle forze dell'ordine i ragazzi avrebbero lanciato oggetti contro gli agenti.

Per questo motivo i due trapper erano stati accusati di manifestazione non autorizzata e resistenza a pubblico ufficiale. Baby Gang aveva deciso di ricorrere al rito abbreviato e a ottobre il giudice per l'udienza preliminare di Milano, Tommaso Perna, lo ha condannato a tre anni e quattro mesi di reclusione.

Le motivazioni del ricorso

Una sentenza che secondo l'avvocato di Baby Gang sarebbe viziata da una "visione a tunnel", mossa da una motivazione "ridondante e densa di aporie logiche", dal momento che non esistono video "che raffigurano Mouhib nell'atto di scagliare sassi o altri oggetti contro gli agenti" o immagini "che collochino Mouhib nel gruppo di facinorosi protagonista degli scontri". La difesa, infatti, sostiene che Baby Gang fosse tornato a casa prima dell'arrivo delle forze dell'ordine e che non avesse quindi partecipato allo scontro. L'avvocato contesta la sentenza del gup, che si baserebbe solo sul parere di un fan minorenne del cantante, secondo il quale i video di Baby Gang "rappresentano una sorta di odio contro le forze dell'ordine, che sono viste come i nemici".

Tra le motivazioni l'avvocato cita infine l'assenza di attenuanti, che invece potevano essere concesse in virtù della "giovane età dell’imputato e al contesto di disagio sociale dal quale egli stesso proviene", oltre che dalla "elevata distanza temporale dai fatti in imputazione, risalenti ormai a più di tre anni fa. Tre anni – continua il difensore – nei quali l’appellante è riuscito ad avviare un’attività lavorativa che lo sta portando ad allontanarsi dalla profonda povertà da lui conosciuta tramite l’inizio di un tour italiano ed europeo per la promozione del suo nuovo album".

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