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Condannato per aver maltrattato la moglie: “presa a frustate e minacciata con un coltello alla gola”

Un uomo è stato condannato a tre anni e un mese dai giudici del tribunale di Sondrio perché accusato di aver maltrattato la moglie: l’avrebbe frustata e in un’occasione le avrebbe puntato un coltello alla gola.
A cura di Ilaria Quattrone
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Il Tribunale di Sondrio ha condannato a tre anni e un mese di reclusione un uomo di 35 anni accusato di aver maltrattato in famiglia e lesioni personali. Stando a quanto ricostruito dagli agenti della Squadra mobile, le violenze sarebbero avvenute tra il 2015 e il 2022. In un'occasione, il 35enne avrebbe sorpreso la moglie alle spalle, le avrebbe tappato la bocca con le mani, l'avrebbe immobilizzata con entrambe le braccia e le avrebbe dato diverse spallate per tenerla ferma: le avrebbe causato dolore al braccio sinistro e al collo, al torace e una contrattura di difesa al trapezio omolaterale. La vittima è stata trasferita in ospedale dove è stata dimessa con una prognosi di sette giorni.

Dalle indagini è emerso che l'imputato avrebbe preso a frustate la donna perché, mentre si trovavano in strada, avrebbe salutato un conoscente. Una volta a casa, l'avrebbe colpita con il filo del caricatore del pc portatile. In un'altra circostanza, sarebbe stata aggredita, scaraventata sul pavimento e l'avrebbe presa per il collo. Ancora l'avrebbe accusata di averlo tradito con un carabiniere della caserma di Morbegno, avrebbe impugnato un grosso coltello da cucina e glielo avrebbe puntato alla gola.

"In un caso mi colpì con un pugno al ventre e altri all’altezza dell’inguine e delle parti intime, tirandomi poi con forza i capelli", ha raccontato la vittima in udienza come riportato dal quotidiano La Provincia di Sondrio.

La pubblico ministero Chiara Costagliola, sostituita nella parte conclusiva dalla vice procuratrice onoraria Caterina Busellu, era stata di tre anni e sei mesi. La sentenza, oltre a condannarlo a qualche mese in meno, lo ha interdetto dai pubblici uffici per cinque anni e a un risarcimento di diecimila euro.

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