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Condannato il giovane bocconiano accusato di aver violentato una 24enne in un appartamento in Brera

L’episodio contestato è avvenuto nella notte del 23 ottobre 2021 nell’appartamento in zona Brera a Milano in cui viveva la figlia dell’imprenditore Urbano Cairo (estranea ai fatti). La 25enne aveva denunciato il presunto stupro la sera stessa, dopo essere stata accompagnata da alcune amiche in ospedale.
A cura di Francesca Del Boca
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Immagine di repertorio
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È stata confermata anche in Appello la condanna a 4 anni e 2 mesi per E.P., 28enne accusato di aver abusato di una studentessa di 24 anni al termine di una serata di festa, nella notte tra il 22 e il 23 ottobre del 2021, all'interno dell'appartamento in zona Brera in cui al tempo viveva la figlia del presidente del Torino Calcio e del gruppo editoriale Rcs Urbano Cairo (estranea alla vicenda). La 25enne aveva denunciato il presunto stupro la sera stessa, dopo essere stata accompagnata da alcune amiche in ospedale: ai carabinieri aveva raccontato di essersi svegliata poche ore prima, ancora ubriaca e stordita, e di essersi trovata addosso il ragazzo che abusava di lei.

Secondo quanto riporta La Stampa quel venerdì sera di ottobre il gruppo di amici, tra cui la vittima e Cristina Cairo, trascorrono la serata in giro per locali di Milano, tra cui il Panika in Porta Nuova e il Play Club in viale Monte Grappa. Poco prima dell’alba, i giovani si spostano però nell'appartamento milanese della Cairo: è solo in quel momento che E.P., caro amico della padrona di casa e studente della Bocconi, si unisce alla compagnia di rampolli milanesi. E così, intorno alle 6, mentre la 24enne si addormenta sul divano letto accanto a E.P. e un altro ragazzo, la figlia dell'imprenditore e il fidanzato vanno a dormire nella camera da letto soppalcata.

È a quel punto che la giovane si sveglia, ancora stordita dall’alcol, e trova sopra di sé E. P. che sta abusando di lei. La ragazza ha dichiarato di aver chiesto aiuto al secondo uomo sul divano che però, come sostiene lui, non si sarebbe accorto di nulla, salvo essere poi incastrato da una chat ("Non capivo se chiedesse aiuto o di partecipare", il messaggio riportato da La Stampa), non sufficiente per includerlo nelle indagini come complice.

La 24enne riesce ad allontanarsi dopo un'ora e chiede subito aiuto ad alcune amiche, che prima la accompagnano in ospedale e successivamente a sporgere denuncia. Dopo gli accertamenti coordinati dalle pm Letizia Mannella e Alessia Menegazzo, la ragazza, assistita dagli avvocati Filippo Ferri e Giacomo Papa, viene anche sentita nel corso di un incidente probatorio. Tutte le testimonianze dei presenti vengono raccolte, compresa quella della figlia di Cairo che ai carabinieri dichiara di non aver sentito nulla ma di conoscere bene E.P., una "persona perbene" che mai avrebbe potuto "fare una cosa del genere". Mentre lo stesso E.P., in aula, ha sempre ribadito la teoria del rapporto consensuale. 

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