Condannati Nazzareno e Luca Calajò, i due uomini che gestivano il traffico della droga a Milano
È stato condannato a 17 anni e 9 mesi di reclusione Nazzareno "Nazza" Calajò, ritenuto il "ras della droga" del quartiere Barona di Milano. Il 54enne era stato arrestato nella primavera del 2023 insieme ad altre 30 persone nella maxi inchiesta della Direzione distrettuale antimafia milanese del Ros dei carabinieri. Insieme a lui, sono stati condannati in rito abbreviato dalla gup Alessandra Di Fazio una decina di persone, compreso suo nipote, Luca Calajò (a 16 anni e 2 mesi) ritenuto il vertice dell'altra associazione finalizzata al traffico di droga rivale dello zio.
Le due associazioni capeggiate da Nazzareno e Luca Calajò
Le indagini sulla famiglia che per anni ha controllato numerose piazze di spaccio tra Milano e l'hinterland, in particolare nei quartieri Barona, Gratosoglio, Quarto Oggiaro e Baggio, erano partite da alcuni accertamenti sull'arrivo di sostanze stupefacenti all'interno del carcere di Opera. Come ha scritto la giudice Di Fazio, l'inchiesta ha permesso l'individuazione di due associazioni diverse che avevano in mano l'intero mercato: una era capeggiata da Nazzareno Calajò, di cui faceva parte anche il figlio Andrea, e l'altra da Luca Calajò, suo nipote e in contrasto con lui.
Per loro tre i magistrati Francesco De Tommasi e Gianluca Prisco avevano chiesto condanne a 20 anni di reclusione. Con rito abbreviato, il 42enne Luca è stato condannato a 16 anni e 2 mesi, il figlio 29enne Andrea a 9 anni e "Nazza" a 17 anni e 9 mesi. Niccolò Vecchioni, il legale che difende Nazzareno Calajò, ha annunciato ricorso in Appello.
Le altre condanne e i rapporti con Vittorio Boiocchi
Insieme ai Calajò, sono stati condannati anche alcune persone che secondo gli investigatori avrebbero fatto parte delle loro bande. In particolare, Matteo Cuccurullo a 4 anni e 5 mesi ed Elsaid Mohamed Abdelkader a 8 anni e 10 mesi perché sarebbero stati agli ordini di Nazzareno Calajò. Condannato, invece, a 4 anni e 8 mesi Ettore Rippa in quanto parte della banda di Luca Calajò.
La gup ha condannato anche Silvano Osmano, a 8 anni e 8 mesi, Giovanni Posa, a 2 anni e 8 mesi, e Vincenzo Oliviero, a 1 anno e 6 mesi. L'unico assolto è Massimo Mazzanti, accusato di associazione, "per non aver commesso il fatto".
Durante le indagini, sono emersi contatti anche tra Nazzareno Calajò e Vittorio Boiocchi. Quest'ultimo, dopo aver svolto il ruolo di capo ultrà interista e dopo 26 anni trascorsi in carcere per dieci condanne definitive, è stato ucciso a Figino il 29 ottobre del 2022. In un'intercettazione Calajò era stato sentito dire "a Boiocchi gli taglio la testa", ma gli inquirenti hanno escluso un suo coinvolgimento diretto nell'omicidio del 69enne.