Condannati i giovani neonazisti della “Milano bene”, ma né “Breivik” né gli altri andranno in carcere
Sono stati condannati i giovani neonazisti della "Milano bene" accusati di aver creato l'organizzazione "Avanguardia rivoluzionaria", impregnata di xenofobia e suprematismo. Per "Breivik" e gli altri tre compagni, che avevano scelto altri emblematici nomi di battaglia come "Maggiore Volpi", "Milite Zucht" e "Comandante G", sono arrivate due condanne a due anni e a un anno e mezzo di carcere, per i due che avevano scelto il processo con rito abbreviato, e due patteggiamenti a un anno e mezzo di carcere per gli altri due componenti dell'organizzazione neonazista. Nessuno tra i quattro però andrà in carcere: la pena è stata sospesa e si è deciso inoltre per la non menzione.
A decidere sulle condanne e sui patteggiamenti è stata la giudice per l'udienza preliminare di Milano Sofia Fioretta. La Procura aveva chiesto pene superiori, da tre a due anni, ma nonostante lo "sconto" del gup gli avvocati dei quattro hanno preannunciato ricorso in appello e uno dei legali degli imputati, Davide Steccanella, ha parlato di una "sentenza ingiusta che condanna idee e non fatti come rivela la esiguità della pena".
I quattro neonazisti erano stati fermati lo scorso luglio in centro a Milano
I quattro imputati, tutti giovani studenti universitari tra i 20 e i 21 anni, erano stati fermati nel luglio dello scorso anno dalla Digos nella centralissima via Moscova, a Milano: in uno zaino erano stati trovati un manganello, un coltello, dei passamontagna e dei santini di Hitler e Mussolini. Secondo le indagini coordinate dai magistrati Enrico Pavone e Alberto Nobili, capo del pool antiterrorismo della procura, i quattro avevano progettato un raid contro un attivista dei centri sociali di origini magrebine. Nelle intenzioni del gruppo l'azione punitiva, che non si verificò solo grazie a un controllo della Polizia che indagava già da sei mesi su di loro, non doveva però essere rivendicata perché i tempi non erano ancora maturi per la loro rivoluzione: "L'azione la vorrei fare a prescindere perché è un musulmano di merda che non dovrebbe neanche stare nella nostra nazione", diceva, intercettato, uno dei ragazzi durante la pianificazione del raid, aggiungendo: "Mi raccomando non bisogna dire neg.. di merda, non deve essere riconducibile a questioni razziali. Ovvio che per noi è razziale, ma non dirgli neg.. di merda muori". Secondo il magistrato Alberto Nobili, inoltre, il gruppo stava cercando di costruire una "rete nazionale e con collegamenti internazionali" e avrebbe preso contatti con l'organizzazione svizzera "Junge Tat".