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Concessioni comunali in cambio di una tangente da 20mila euro: nei guai un funzionario e un imprenditore

L’ex responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Usmate Velate (Monza) Antonio Colombo e l’imprenditore edile brianzolo Alberto Riva sono finiti ancora nei guai: le indagini si sono concentrate su tangenti nell’ambito di un abuso edilizio per la costruzione di tre palazzine da 25 appartamenti.
A cura di Giorgia Venturini
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Immagine di repertorio
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Dovranno difendersi dall'accusa di corruzione l'ex responsabile dell'ufficio tecnico del Comune di Usmate Velate (Monza) Antonio Colombo e l'imprenditore edile brianzolo Alberto Riva. Entrambi ora sono stati raggiunti da una nuova ordinanza di custodia cautelare: le indagini si sono concentrate su tangenti nell'ambito di un abuso edilizio per la costruzione di tre palazzine da 25 appartamenti in totale, a Usmate Velate.

La nuova misura rientra nel secondo capito dell'operazione della Guardia di Finanza. La prima tranche aveva fatto scattare lo scorso aprile nove arresti: tra questi c'era già Antonio Colombo, ora in carcere, e Alberto Riva, ai domiciliari. Tra i novi c'era anche l'ex geometra di Silvio Berlusconi Francesco Calogero Magnano. L'accusa a vario titolo era di corruzione ed emissione di fatture false, in ambito edilizio ed urbanistico. Ora sono state emesse due nuove misure cautelare da parte del giudice per le indagini preliminari di Monza che hanno confermato il carcere per Colombo e hanno inasprito i domiciliari per Riva.

I nuovi accertamenti delle Fiamme Gialle hanno svelato che sono state svolte opere di lottizzazione abusiva a scopo edilizio su una specifica area: il responsabile comunale avrebbe garantito una concessione a costruire illecita non prevista dal piano di governo del territorio e in assenza di piani attuativi e di lottizzazione. Tutto in cambio di una tangente da 20mila euro promesse da Riva a Colombo. Tutto ora è stato posto sotto sequestro: dall'area in questione al patrimonio dell'imprenditore da 12 milioni e 500mila euro.

Già a seguito delle prime misure cautelari, gli investigatori avevano spiegato che quello messo in piedi da Colombo sarebbe stato un "sistema corruttivo prolungato negli anni, in assenza di alcuna segnalazione di anomalia da parte dell'amministrazione comunale, concepito attraverso e a beneficio di un funzionario pubblico".

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