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Con la zona gialla in Lombardia riaprono 51.000 tra bar e ristoranti

Con l’ormai, pare, imminente istituzione della zona gialla, in Lombardia riapriranno oltre 51.000 tra bar, ristoranti, pizzerie ed esercizi commerciali nel mondo della ristorazione. Di questi, oltre 18.000 sono presenti nel territorio della provincia di Milano, 7.000 nel Bresciano e 5.000 nella Bergamasca. Soddisfatta Coldiretti.
A cura di Filippo M. Capra
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I commercianti l'hanno agognata per un mese intero e ora, pare, la zona gialla può diventare realtà. Stando all'annuncio del presidente della Regione Attilio Fontana, che ha confermato l'anticipazione di Fanpage.it, la Lombardia si appresta a cambiare colore "l'11 o il 12 dicembre", 14 giorni dopo l'introduzione della zona arancione. Ecco cosa comporterà per il mondo della ristorazione.

In Lombardia 51.000 locali, 18.000 solo nel Milanese

Come comunicato da Coldiretti, con la zona gialla in Lombardia riapriranno 51.000 tra bar e ristoranti. La regione governata da Fontana vanta infatti il maggior numero di locali tra le venti regione italiane. A partire dall'11 o dal 12 dicembre, a meno di cambiamenti dell'ultim'ora, le attività riapriranno le proprie porte ai clienti fino alle 18. Un toccasana per i commercianti che, si stima, in un mese di chiusura hanno perso fatturato per circa un miliardo di euro. E se la Lombardia è la regione con più attività commerciali di ristorazione d'Italia, a livello provinciale è Milano il primo territorio della speciale classifica: il capoluogo di regione vanta oltre 18.000 esercizi, seguito da Brescia (7.000) e Bergamo (5.000). Poi ci sono Varese (4.000), Monza e Brianza (oltre 3.000), Pavia e Como (3.000), Mantova (2.000), Cremona (1.700), Lecco (1.400), Sondrio (1.100) e infine Lodi (poco meno di 1.000).

Coldiretti: La chiusura ha pesato anche sulla filiera agroalimentare

Coldiretti ricorda che "gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione si sono fatti sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco". "A pesare – ha concluso l'associazione – sono state anche le limitazioni a carico delle oltre mille aziende agrituristiche con attività di ristorazione che si trovano in grande difficoltà quest’anno per le misure di contenimento già adottate e il crollo del turismo".

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