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Comunali Milano, Sala non si sente la vittoria in tasca e chiude alle larghe intese: “No alla Lega”

“A Milano centrodestra e centrosinistra si equivalgono. A spostare da una parte all’altra i voti sono i candidati. Per questo non mi sento la vittoria in tasca e non dormo sonni tranquilli”. Lo ha detto il sindaco uscente Beppe Sala in un’intervista al “Corriere della sera”, nella quale ha anche chiuso all’ipotesi di un governo di larghe intese: “Ad Albertini rispondo che a Milano non ci sono le condizioni per governare insieme alla Lega”.
A cura di Francesco Loiacono
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Non si sente la vittoria in tasca Beppe Sala, sindaco uscente di Milano nonché candidato a bissare il mandato a Palazzo Marino alle prossime elezioni comunali, che si terranno presumibilmente a ottobre di quest'anno. "Tutti hanno in mano dei sondaggi e anche se non vedo l’ora che arrivi il periodo in cui saranno vietati, una cosa è certa: a Milano centrodestra e centrosinistra si equivalgono – ha detto l'ex commissario unico di Expo in un'intervista al "Corriere della sera" -. A spostare da una parte all’altra i voti sono i candidati. Per questo non mi sento la vittoria in tasca e non dormo sonni tranquilli".

Sala: Non ci sono le condizioni per governare insieme alla Lega

Di candidati, però, al momento il centrodestra ne ha tirati fuori tanti solo "potenziali", bruciandoli quasi tutti. L'ultimo è stato Gabriele Albertini, che secondo un sondaggio Eumetra era l'unico che avrebbe potuto battere Sala in un eventuale ballottaggio. Lo stesso Albertini, così come l'attuale assessore della giunta Sala Pierfrancesco Maran (esponente del Pd), hanno avanzato negli scorsi giorni l'idea di una sorta di governo di "larghe intese" anche a Milano, così come avviene anche su scala nazionale. Ma la risposta di Sala sembra chiara: "Ad Albertini rispondo che a Milano non ci sono le condizioni per governare insieme alla Lega. Primo perché abbiamo una visione diametralmente opposta della società. Secondo, anche se a Roma accettano una Lega di lotta e di governo, io no. Detesto l’idea che si possa essere di lotta e di governo".

L'altra possibile alleanza che era stata paventata, anche qui sulla falsariga di quanto accade a Roma, era quella con i Cinque stelle. Anche in questo caso però l'ipotesi è naufragata: il M5s non ha ancora un suo candidato (ma nel frattempo è sceso in campo Gianluigi Paragone, senatore ex pentastellato), ma in ogni caso Sala e i Cinque stelle correranno separati: "Il motivo per cui oggi credo sia meglio andare separati è che si trovano nel mezzo del fiume (rispetto alla loro collocazione politica, ndr) e dobbiamo capire su che sponda sbarcano – ha detto Sala -. Vorrei però chiarire che la decisione di andare separati è di entrambi".

In attesa di conoscere il nome dei suoi sfidanti più accreditati – altri outsider, come Gabriele Antonio Mariani per la sinistra, Giorgio Goggi per i socialisti e Mauro Festa per il partito dei gay, sono già in campo – Sala, che recentemente ha aderito ai Verdi europei, fa incetta di liste a suo sostegno. Al momento sono 6, ma potrebbero diventare anche 8-9 nelle prossime settimane. Troppe? Per il sindaco no: "In un momento in cui tanti fuggono dalla politica e si fa fatica a trovare i candidati sindaci, avere tante persone che si mettono in gioco mi sembra un a buona notizia".

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