Comprano casa a Milano ma i cantieri vengono sequestrati: “Abbiamo investito tutti i nostri risparmi”

Le Residenze LAC a Milano rientrano tra i circa cento cantieri bloccati dalle inchieste della Procura in città. Insieme ai lavori, però, sono sospese anche le vite di quelli che dovevano essere i futuri inquilini. “Viviamo in un limbo, il futuro è incerto”
A cura di Francesca Del Boca
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È uno degli oltre cento cantieri bloccati dalle inchieste della Procura a Milano sull'edilizia. Si tratta delle tre torri di via Cancano a Baggio, hinterland sud-ovest del capoluogo, note come Residenze Lac: una nuova costruzione nel verde del Parco delle Cave che da luglio 2024 è uno scheletro di acciaio.

Tutto è fermo tra lavori, dipendenti e futuri residenti, famiglie sospese che hanno investito i risparmi di una vita in case al momento inesistenti. In questa situazione, al momento, si trovano in città almeno 600 nuclei familiari, per un totale di circa duemila persone: tra di loro, 77 solo all'interno delle residenze Lac. "Siamo dentro in un limbo. Ormai viviamo in una prigione di cemento", raccontano oggi alcuni di loro a Fanpage.it. "È una situazione di attesa, totale incertezza, incomprensione di quello che sta accadendo".

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"Comprare casa a Milano è una decisione importante, sappiamo bene quanto impegno economico richieda. Per le famiglia normali come noi è il passo della vita"racconta a Fanpage.it Cristian Coccia, 51 anni, che con la famiglia stava per trasferirsi all'interno delle Residenze Lac. "Da giovane non potevo permettermelo, e sono andato a Rho. Quattro anni fa, dopo vent'anni di lavoro, prestiti impegnativi e sacrifici, io e la mia compagna siamo riusciti a tornare ad abitare a Milano". La coppia ha una figlia di 18 anni, che l'anno prossimo si iscriverà all'università. "Ma abbiamo preso questa decisione anche per avvicinarci ai nostri genitori, che ormai sono anziani e necessitano di un supporto più presente. Fare avanti e indietro era diventato difficile".

I due scelgono una casa vista Parco delle Cave, ancora in costruzione. Il costo di un appartamento del genere, in quell'area, oscilla intorno ai 6mila euro al metro quadro, oltre al costo dei box e altre pertinenze: significa dai 600mila euro di spesa in su. L'acquisto viene formalizzato dal notaio nel luglio del 2023: un bel quadrilocale con una stanza in più per la figlia e uno spazio per allestire uno studiolo.

"Ci hanno detto che avevano ricevuto la SCIA edilizia, e potevano partire con i lavori. Il costruttore è un ente importante, con un profilo internazionale e decine di iniziative concluse con successo in Italia. Poi c'era la garanzia di firmare un preliminare dal notaio, le autorizzazioni del Comune…". Tutto perfetto. Ma un mese prima del sequestro, Cristian inizia a capire cosa sta per accadere. "Leggevo continuamente sulla stampa di cantieri attenzionati o bloccati dalla Procura, e avevo paura".

Poi, puntualmente, arriva il sequestro da parte della magistratura. Le accuse sono di abuso edilizio, lottizzazione abusiva, abuso d'ufficio e false attestazioni: l'opera sarebbe infatti stata qualificata come "ristrutturazione", quando in realtà si sarebbe trattata di una nuova costruzione sorta al posto di un edificio industriale a un solo piano, con lo scopo di ottenere "l'indebito beneficio di vantaggi tributari". Il progetto, stando a quanto ricostruito dall'indagine coordinata dai pm Marina Petruzzella, Mauro Clerici, Paolo Filippini e dall'aggiunta Tiziana Siciliano, sarebbe inoltre stato autorizzato dagli Uffici comunali in assenza di un piano attuativo, in realtà previsto per legge.

"Ho provato un senso di smarrimento, ero disorientato: cosa succede ora? Ho gli investimenti di una vita fermi lì da un anno e mezzo, la nostra casa è da nove mesi uno scheletro di cemento e acciaio. Ormai non conto neanche più i mesi, viviamo in un limbo. Non passo neanche più da quella via, mi fa sentire a disagio vedere i miei risparmi di una vita fermi dentro un'impalcatura". E ora? "Siamo con i piedi del dirupo, attaccati a dei pezzi di roccia friabile come le iniziative della politica, Oggi chiediamo alle istituzioni di fare presto, senza giocare sulla vita dei cittadini che hanno investito i risparmi di una vita".

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Tra i residenti in sospeso c'è anche Filippo Borsellino, 30 anni. "Con i soldi risparmiati in sette anni di lavoro e con l'aiuto dei miei genitori siamo riusciti a versare un anticipo per una casa in nuova costruzione, un po' in periferia ma comunque vicino a famiglia e amici", è la sua testimonianza. "Un sacrificio notevole da parte di tutti, fatto volentieri per mettere una base solida al mio futuro. Mi è sembrata un'occasione da non perdere, la voglia di indipendenza era tanta. Insomma, volevo iniziare a costruire la mia vita". 

Filippo acquista sulla carta un bilocale da 50 metri quadri con terrazzo, versando il trenta per cento dell'importo totale in attesa del rogito. Una cifra importante, visti i prezzi del mercato milanese. "Ho firmato l'atto di compravendita due anni fa. I lavori sono iniziati e andava tutto per il meglio fino all'estate dell'anno scorso, quando il cantiere è stato bloccato per un approfondimento. È stato un fulmine a ciel sereno per tutti quanti. La società di costruzioni è sempre stata trasparente con noi, i dipendenti sono persone serie e in gamba. Non ci sono mai state avvisaglie di questo tipo".

Anche sul suo investimento, così, si abbatte l'inchiesta della Procura di Milano. "Ho scoperto tutto leggendo la notizia sui giornali la mattina stessa. E da parte delle istituzioni non c'è mai stata una risposta chiara. La prima casa è un sogno, un passo importante per ognuno di noi. Per me è stato un duro colpo perché questo significa anche spendere altri soldi per stare in affitto, chissà per quanto tempo. Tra poco scadrà infatti pure il mio contratto, e non so se dovrò cercare un'altra casa. Il mio futuro è in sospeso. Se dovessimo comprare un'altra casa i soldi che abbiamo messo prima non basterebbero più, visto che in questi anni i prezzi degli immobili sono aumentati considerevolmente".

Oggi, c'è solo tanta amarezza, e paura per il futuro. "Ci sentiamo abbandonati. Siamo persone normali, che lavorano. Quello che è successo è assurdo, e nonostante questo nessuna delle forze politiche si è mai interessata a noi, nessuna è venuta a conoscere le nostre storie, che sono tantissime. Dietro alle notizie e alle inchieste ci siamo noi, con le nostre vite sospese".

(Con Chiara Daffini)

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