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Como, l’assassino di don Roberto Malgesini confessa l’omicidio: “Temevo mi volessero rimpatriare”

L’assassino di don Roberto Malgesini ha ammesso al procuratore di Como di aver commesso l’omicidio. Come unico movente – come spiegato dalla Procura – il “convincimento di essere una vittima di un complotto che ne avrebbe determinato il rimpatrio in Tunisia”. Il cittadino, un senzatetto con problemi psichici, è stato trasferito in carcere.
A cura di Filippo M. Capra
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Don Roberto Malgesini
Don Roberto Malgesini

L'assassino di don Roberto Malgesini, ucciso nella mattinata di oggi – martedì 15 settembre – a Como, ha confessato l'omicidio. A rivelarlo è stato il procuratore della Repubblica di Como Nicola Piacente, che in una nota ufficiale ha scritto che l'individuo "ha ammesso le proprie responsabilità in ordine all'omidicio e ne ha descritto dinamica e movente".

Il procuratore: Pensava di essere vittima di un complotto

In merito alle motivazioni che l'omicida, un senzatetto con problemi psichici, avrebbe avuto, è emerso che il movente è "esclusivamente riconducibile al convincimento di essere una vittima di un complotto che ne avrebbe determinato il rimpatrio in Tunisia". Il procuratore di Como ha poi aggiunto che "non sono emersi allo stato coinvolgimenti dell'indagato in percorsi di radicalizzazione". Per questo motivo, continua la note, "sulla base degli elementi acquisiti, la Procura provvederà nelle prossime ore a formalizzare una richiesta di convalida dell'arresto per omicidio volontario". Nel frattempo il cittadino tunisino arrestato è stato trasferito in carcere.

Chi era don Roberto Malgesini, il prete degli ultimi

Il sacerdote scomparso stamattina era un cosiddetto "prete di strada". Da anni era impegnato ad aiutare i senzatetto e i migranti che passavano per le vie di Como. A loro forniva la colazione e faceva in modo di assicurargli le cure e i beni di prima necessità. Si occupava di tutto: dalla mensa al dormitorio comunale. Il teatro del suo assassinio è da tempo al centro di diverse polemiche politiche a causa della folta presenza di individui senza fissa dimora e di stranieri. Di don Roberto, la Caritas ha detto che "era un prete dedito alla solidarietà: se c'era bisogno di portare qualcuno dal medico lo caricava in auto e senza pensarci due volte lo accompagnava. Un anima generosa, non solo per vocazione religiosa, ma soprattutto per quella umana. Aiutare gli altri è il precetto su cui aveva basato la sua intera vita".

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