Como in piena terza ondata Covid: “Triplicati pazienti al pronto soccorso, serve chiudere oggi”
"Como sta vivendo la terza ondata Covid. Rispetto a gennaio gli accessi al pronto soccorso per i pazienti Covid sono triplicati, da 5 sono ora una media di 12-15 al giorno". Così Francesco Foti, rianimatore nell'unità di crisi e coordinamento Covid dell'Asst Lariana, a Fanpage.it spiega l'emergenza sanitaria in provincia in questi ultimi giorni, quando i numeri dei ricoveri hanno registrato un'impennata. Oggi all'ospedale Sant'Anna, in quello di Cantù e alla degenza sub acuti a Mariano Comense – ovvero quelli che rientrano nell'azienda sanitaria lariana – si contano 229 malati Covid. E questa impennata di casi e ricoveri ha convinto esperti e politici a trasformare tutta la provincia comasca in zona arancione rafforzata da oggi 3 marzo.
Una terza ondata che arriva a sorpresa o era attesa?
Eravamo pronti, almeno già da dopo Natale quando, seppur la pressione negli ospedali era allentata, non abbiamo dismesso le degenze Covid. Ora la situazione sta peggiorando tanto da richiedere l'ampliamento di nuovi posti letto. Perché la nostra provincia, già al centro della pandemia soprattutto lo scorso autunno, è ancora sotto attacco del virus insieme alle zone di Brescia e Cremona.
Oggi i pronto soccorso ritornano a essere pieni, ritorna anche la paura?
Da giorni abbiamo un ingresso di 12-15 pazienti con sintomi Covid al giorno, non tutti poi vengono ricoverati ma il pronto soccorso ritorna a riempirsi. Solo lunedì abbiamo avuto 23 pazienti in attesa di ricovero. Segno che non viviamo un momento di pace e siamo ancora sotto attacco della pandemia. Il mio consiglio è quello di stare a casa e di presentarsi in pronto soccorso solo se necessario: in caso di patologie (no Covid) minori contattare prima il medico di famiglia.
Tra la prima e la terza ondata cosa è cambiato?
Prima di tutto adesso conosciamo molto di più la malattia e riusciamo a frenarla con i farmaci. Questo ha permesso di curare molti pazienti prima che la situazione peggiorasse e soprattutto a casa. La mortalità così è calata di molto. Senza però dimenticare che lo stress in ospedali non è mai mancato. Noi abbiamo in tutto 7 aree di degenza. Sono impegnative da gestire e soprattutto siamo stanchi. Perché anche se in alcuni momenti c'è stato un calo della pressione, non abbiamo mai mollato. Il virus non se ne è mai andato.
Su cosa bisognerà insistere, dunque, per fermare la pandemia?
Alcune regole dovranno diventare delle vere e proprie abitudini. Dopo un anno di Covid invece c'è chi ancora non indossa la mascherina, chi va a fare aperitivo con gli amici senza rispettare il distanziamento sociale. Questo dimostra che i comportamenti sbagliati sono alleati del virus. Bisogna insistere nell'educare le persone ad avere un comportamento più rispettoso verso sé stessi e gli altri.
Chiudere tutto e insistere su una nuova zona rossa o zona arancione rafforzata a Como può aiutare?
Per me, chiudere oggi è necessario per essere liberi domani. L'Italia però non può reggere un nuovo lockdown restrittivo. Oltre a noi sanitari, sono stanchi anche i cittadini. Una chiusura totale, come quella inglese, non funzionerebbe. Dobbiamo puntare ancora su educare a un comportamento corretto e a intervenire con delle restrizioni quando è possibile.
Mascherina e vaccini sconfiggeranno il virus?
Sì, ma non dimentichiamo che il tempo farà la sua parte. Le più importanti pandemie della storia sono scomparse dopo mesi e anni. Per questo dovrà diventare, ancora per un po', una nostra abitudine andare al supermercato o nei posti chiusi con le mascherine.
Soprattutto ora che la parola che fa più paura è "variante"?
La varianti però non hanno cambiato molto la situazione negli ospedali. Finché le persone si sposteranno il virus si evolverà. Fa parte della sua natura. Oggi dobbiamo insistere sulle vaccinazioni di massa.
Quando non è in ospedale lei è di turno al 118, la terza ondata la si percepisce anche sull'ambulanza?
Sì, sono aumentate le chiamate al 118. La maggior parte dei pazienti sono ancora anziani ma non dimentichiamoci che l'età media si è abbassata. Ora al centro della pandemia ci sono soprattutto persone dai 40 ai 60 anni.
Come dice lei il tempo farà la sua parte. Una volta finito tutto che farà dottore?
Mi sono vaccinato e quando ritorneremo a alla vita di prima mi piacerebbe andare in Australia a riabbracciare i miei amici. Sono positivo, prima o poi questo accadrà. Ora però non abbassiamo la guardia.