Come sono finiti tutti i processi in cui era imputato Attilio Fontana
Attilio Fontana è stato rieletto presidente di Regione Lombardia. Nelle scorse legislature, il Governatore era stato a centro di diverse polemiche legate alla gestione della pandemia di Covid-19 e ai procedimenti giudiziari che sono sorti proprio a causa di come Palazzo Lombardia ha fronteggiato l'emergenza.
Fontana è stato assolto da tutte le accuse. Per il Tribunale di Milano per i fatti che gli sono stati contestati non sussistono reati. Andiamo a vedere nel dettaglio cosa è successo negli ultimi anni. Infatti Fontana nel suo discorso ha detto che "i lombardi hanno guardato ai fatti e non alle polemiche", con chiaro riferimento ai processi.
Il caso camici
Tra febbraio e marzo 2020, la Lombardia si è trovata a fare i conti con il crescente numero di contagi da Covid-19 e con la carenza di dispositivi di protezione individuali: Regione era infatti alla disperata ricerca di mascherine e camici. Ad aprile 2020 l'azienda Dama Spa, di cui è titolare il cognato di Fontana, ha ottenuto un contratto da 513mila euro per una fornitura di 75mila camici.
A un certo punto, quel contratto è stato trasformato in una donazione. Un mutamento che, secondo i pubblici ministeri Paolo Filippini e Carlo Scalas – coordinati dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli – avrebbe fatto scattare una presunta frode.
I magistrati li ritenevano responsabili di aver tentato di "simulare l'esistenza sin all'inizio di una donazione al posto del reale contratto di fornitura onerosa" per tutelare l'immagine di Fontana dalle accuse che sarebbero potute nascere per il conflitto di interessi dovuti al legame di parentela tra i due.
Oltre ai due, sono finiti sotto indagine il direttore generale di Aria Spa – la controllata di Regione -, la direttrice acquisti della stessa società e il vicesegretario generale della Regione. La Procura ha così chiesto il rinvio al giudizio per frode in pubbliche forniture per tutti e cinque, ma il gup ha rigettato la richiesta.
Per la giudice la trasformazione da fornitura a donazione "si è realizzata con una novazione contrattuale che è stata operata in chiaro, portata a conoscenza delle parti, non simulata ma espressamente dichiarata". In poche parole non c'è stato alcun inganno. I pubblici ministeri hanno quindi presentato ricorso e il prossimo 3 aprile si deciderà.
Le accuse di autoriciclaggio
Dopo la trasformazione del contratto in donazione, Dini avrebbe interrotto la consegna degli ultimi 25mila camici. Gli inquirenti hanno accusato Fontana di aver dato un risarcimento al cognato per i dispositivi che aveva donato. Avrebbe così fatto a suo favore un bonifico da 250mila che sarebbe stato emesso da alcuni conti in Svizzera sui quali erano depositati 5,3 milioni di euro, ereditati dalla madre, che erano stati "regolarizzati" nel 2015.
E proprio per questi ultimi era stato aperto un secondo filone di indagine. Per gli inquirenti parte di questi, precisamente 2,5 milioni, sarebbero stati frutto di una presunta evasione fiscale. La Procura aveva anche chiesto una rogatoria alla Svizzera che però non era andata in porto.
Il Governatore era stato accusato di autoriciclaggio e false dichiarazioni nella voluntary disclosure, una procedura che consente a chi detiene illecitamente conti all'estero di regolarizzare la propria posizione. A febbraio 2022, il caso è stato archiviato su richiesta degli stessi pubblici ministeri. Per la giudice per le indagini preliminari Natalia Imerisi non ci sono abbastanza elementi per sostenere l'accusa.
L'accusa di abuso d'ufficio
Prima ancora di questi procedimenti legati alla pandemia, Fontana era stato indagato nel 2019 per abuso d'ufficio: la Procura lo accusava di aver nominato un suo amico e socio di studio in un organismo regionale. Nel 2020 l'accusa nei suoi confronti cade e il caso viene archiviato.