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Come si è difeso Vincenzo Novari, l’ex ad di Milano-Cortina 2026 indagato per appalti truccati

Vincenzo Novari è stato sentito dai magistrati di Milano: l’ex Amministratore delegato di Fondazione Milano-Cortina 2026 è finito nell’inchiesta della Guardia di Finanza che indaga su corruzione e turbativa d’asta per un appalto da 1,8 milioni di euro nel 2021 sui servizi digitali delle Olimpiadi.
A cura di Giorgia Venturini
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Nega tutte le accuse ed è pronto a dimostrarlo. Questo il riassunto delle nove ore di interrogatorio di Vincenzo Novari. L'ex Amministratore delegato di Fondazione Milano-Cortina 2026 è finito nell'inchiesta della Guardia di Finanza che indaga su corruzione e turbativa d'asta per un appalto da 1,8 milioni di euro nel 2021 sui servizi digitali delle Olimpiadi. L'ex dirigente ha risposto alle domande dei pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis e la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano sui tre affidamenti ritenuti non trasparenti per i magistrati. Secondo l'accusa Vincenzo Novari e l'ex dirigente della Fondazione Massimilano Zuco avrebbero favorito l'imprenditore Luca Tomassini di Vetrya e Quybit. Anche quest'ultimi sono indagati. A queste società infatti sono andati gli appalti sui servizi digitali da quasi 1,9 milioni di euro. In cambio Tommasi ha inviato bonifici e regalato un'auto.

I sospetti della Procura si sono anche concentrati sulle assunzioni, anche nel periodo tra il 2019 e il 2022, di persone vicine a Novari. E ancora: secondo l'accusa Zuco sarebbe stato nominato nel suo ruolo da Novari su richiesta di Tomassini. Sono in corso accertamenti anche sui rapporti contrattuali tra Fondazione e Deloitte, entrambe le società non sono indagate. Le Fiamme Gialle stanno eseguendo anche tutte le verifiche del caso sul televoto popolare per eleggere il logo dei Giochi olimpici: si indaga per capire se fosse stato truccato per favore il loro vincitore. Ogni così dovrà essere confermato in sede giudiziaria.

Tutte accusa infondate per Novari che nella giornata di ieri 28 maggio davanti ai magistrati ha respinto le accuse: l'ex ad è difeso dagli avvocati Elena Vedani e Nerio Diodà. Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera dopo una giornata di interrogatorio, la verbalizzazione era stato giudicato molto carente: alla fine i magistrati e gli indagati, oltre che con i suoi difensori, hanno concordato sull’impossibilità di stendere il consueto verbale e di procedere quindi con la trascrizione dell’atto videoregistrato.

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