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Come si decide quale Procura deve indagare su Chiara Ferragni e lo scandalo dei pandori Balocco

Al momento sono due le procure italiane che indagano su Chiara Ferragni e Alessandra Balocco per lo scandalo dei panettoni, mentre altre due hanno trasmesso gli atti a Milano. Il professor Oliviero Mazza spiega a Fanpage.it come si decide di chi è la competenza.
Intervista a Oliviero Mazza
Avvocato e professore ordinario di Diritto processuale penale all'Università degli Studi di Milano-Bicocca.
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Anche la Procura di Cuneo ha iscritto nel registro degli indagati Chiara Ferragni e Alessandra Balocco per lo scandalo della mancata beneficenza. Mentre gli uffici inquirenti di Trento e Prato starebbero trasmettendo gli atti delle loro indagini a Milano, i magistrati piemontesi per ora sembrerebbero aver deciso di far andare avanti la loro inchiesta parallelamente a quella milanese. Ma è possibile che le stesse persone siano indagate per gli stessi reati in due posti diversi? Quando avviene l'unificazione dei fascicoli? Fanpage.it lo ha chiesto all'avvocato Oliviero Mazza, professore ordinario di Diritto processuale penale all'Università degli Studi di Milano-Bicocca.

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In base al codice di procedura penale, chi dovrà procedere fra Cuneo e Milano?

Secondo il Codice di Procedura Penale, durante la fase delle indagini non vigono regole di competenza territoriale. Quindi è prevista la possibilità che due o più procure indaghino sul medesimo fatto. Tuttavia è consentito il coordinamento delle indagini fra i vari uffici inquirenti oppure il cosiddetto ‘contrasto fra pubblici ministeri'. In questo secondo caso, un Pm può chiedere all'altro, che può rifiutarsi, di trasmettergli per competenza il fascicolo. Come regola generale, però, la competenza durante la fase delle indagini resta abbastanza fluida ed è prevista la possibilità che più procure indaghino in parallelo. La vera questione di competenza si pone dopo la chiusura delle indagini.

Quindi, qualora entrambe le indagini dovessero andare verso un rinvio a giudizio, necessariamente il processo dovrebbe essere unico?

Assolutamente sì e, a quel punto, si porrà la questione vera e propria di competenza per territorio. Normalmente, prima di quel momento, la procure si coordinano nello svolgimento delle indagini e successivamente stabiliscono a quale pubblico ministero spetti la competenza.

E questa decisione in base a quali parametri viene presa?

La decisione di competenza riguarda il luogo dove si è consumato il reato. Nel caso specifico, senza entrare nei dettagli che ovviamente non conosco, e parlando astrattamente, si tratta di capire dove eventualmente si sarebbe perfezionata l'ipotesi di truffa. Questo reato avrebbe natura, diciamo così, commerciale, ossia sarebbe relativo a vendite al dettaglio molto diffuse sul territorio e, di conseguenza, non si consumerebbe dove il truffato compie l’atto dispositivo, ossia dove paga il singolo acquisto confidando nella beneficienza, ma dove l’autore del reato, non il venditore al dettaglio, ma l’ideatore per così dire, consegue l’ingiusto profitto tramite la riscossione e il trattenimento del prezzo. Qualora dovesse essere accertata, sarebbe, appunto, una truffa di natura commerciale e quindi avrebbe potenzialmente una platea di truffati molto ampia, ma il luogo di consumazione sarebbe quello dove confluiscono le somme pagate dagli acquirenti, ammesso che sia un luogo unitario.

Oltre a Milano e Cuneo, anche le procure di Trento e Prato avevano aperto un fascicolo conoscitivo sulla questione panettoni. Ora stanno trasmettendo gli atti alla Procura di Milano. Cosa vuol dire?

È possibile che i magistrati di Milano abbiano chiesto alla varie procure il coordinamento delle indagini o addirittura la trasmissione degli atti. Le altre Procure potrebbero anche decidere di continuare a indagare autonomamente, ma a quel punto Milano potrebbe sollevare il conflitto e la decisione spetterebbe alla Procura Generale presso la Corte di Cassazione che dovrebbe indicare il pubblico ministero al quale assegnare i fascicoli.

La difesa invece cosa può fare?

Anche gli avvocati degli indagati possono sollevare, già nella fase di indagini, la questione della competenza investigativa e quindi chiedere a un pubblico ministero di trasmettere gli atti a un altro. E anche la difesa può eventualmente sollevare la questione dinanzi alla Procura Generale presso la Corte di Cassazione, se la sua richiesta non viene accolta e se si tratta di pubblici ministeri di distretti diversi.

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