Resta ancora aperta la strada per arrivare alla verità su Arianna Zardi, la giovane morta ventidue anni fa in circostanze misteriose. Era il 30 settembre 2001, aveva venticinque anni e quel giorno era uscita alle ore 13:00 dalla sua abitazione di Casalbellotto in provincia di Cremona. Il suo corpo senza vita era stato rinvenuto dagli zii due giorni dopo la scomparsa sotto un ponticello del canale di irrigazione.
Inizialmente si era parlato di un tragico incidente, ma nel 2015, dopo la riesumazione del corpo, era stata disposta l'archiviazione da parte del Giudice per le indagini preliminari del fascicolo che era stato poi aperto per omicidio volontario a carico di ignoti. Nel decreto di archiviazione del 15 maggio di quell'anno, il giudice si era concentrato su una relazione stilata dall’allora consulente medico-legale della procura, Claudio Bellino. Il consulente nell’elaborato aveva messo nero su bianco la mancanza sulla borsetta di tracce biologiche compatibili con l'originario indagato, il diciassettenne che aveva ammesso di averla presa e di aver trafugato il suo contenuto, tra cui il portafoglio e il cellulare di Arianna Zardi.
Elementi che avevano accreditato l'ipotesi che altri individui potessero aver manipolato gli effetti personali di Arianna poco prima o subito dopo la sua morte. Di conseguenza, il giudice Salvini aveva richiesto ulteriori indagini per confrontare i profili biologici trovati su tutti i reperti, in particolare sugli slip di Arianna, con quelli delle persone nel suo cerchio di conoscenze. Ma anche da quelle analisi non era emerso niente di rilevante.
Nelle ultime settimane, però, il Gip di Cremona Pierpaolo Beluzzi, non solo ha respinto la nuova richiesta di archiviazione presentata dalla Procura proprio in relazione all'esito dei pregressi accertamenti, ma ha anche richiesto ulteriori indagini. Difatti, subito dopo la riesumazione del cadavere, è stato escluso che la giovane di 25 anni, che stava lavorando e studiando teologia a Brescia, si fosse suicidata. I punti da chiarire restano però numerosi, tra cui diversi elementi che suggeriscono la possibilità che qualcuno possa essere coinvolto o almeno aver assistito alla morte di Arianna.
Uno di questi riguarda la posizione del corpo: la giovane è stata trovata supina, sul fondo di un canale d'irrigazione e sotto il ponte. Ma a una distanza notevole dal luogo dove potrebbe essere caduta. Date le numerose fratture subite, comprese quelle al bacino, è difficile immaginare che si sia rialzata e si sia spostata autonomamente.
Si arriverà mai alla verità sulla morte sospetta di Arianna Zardi?
Quel che emerge in modo evidente è che non si può prescindere neppure in questo caso dall’investigazione tradizionale. Nel nostro Paese, difatti, esiste la Banca Dati Nazionale del Dna. Ma questa cataloga esclusivamente i profili genetici di persone con precedenti penali e quelli dei consanguinei di persone scomparse. Quindi, se il presunto assassino è incensurato, la situazione si complica notevolmente. Pensate all'imponente lavoro compiuto dagli inquirenti per attribuire il Dna rinvenuto sul cadavere di Yara a Massimo Bossetti.
Il profilo genetico isolato sugli slip di Arianna all’epoca dei fatti era stato comparato con l’unico indagato dell’epoca ed il materiale genetico era risultato non sovrapponibile. Portando, così, all'archiviazione della sua posizione. Allo stesso modo quel Dna non era risultato appartenere a nessuno degli amici della ragazza.
In questo senso, proprio in ragione del passaggio di così tanto tempo rispetto alla morte di Arianna e della mancanza di una completa banca dati, per poter risalire al soggetto a cui appartiene quel profilo è fondamentale ricostruire tutta la tela delle relazioni e delle persone che all’epoca dei fatti gravitavano nella vita della giovane. Solo così, alla luce delle nuove indagini, sarà possibile identificare soggetti da sottoporre ai rilievi genetici per l’attività comparatistica.
Un’indagine, quella scientifica, sicuramente di grande importanza per la risoluzione del caso. Anche se in questa direzione il semplice match, ossia l’esatta sovrapposizione di un Dna maschile con quello rinvenuto sugli slip di Arianna, non sarebbe sufficiente ad attribuire le responsabilità. Ciò perché quel profilo genetico potrebbe essere finito sull'intimo della ragazza in altra circostanza, come quella della consumazione di un rapporto sessuale.
Di conseguenza, per quanto fondamentale, il dato scientifico per avere valore di prova dovrebbe essere circostanziato e avvalorato da altri dati investigativi. Che, in ragione del passaggio di così tanto tempo, potrebbero essere dirimenti e gli unici accertabili.
Le altre indagini scientifiche
Le indagini svolte all'epoca dei fatti si sono rivelate lacunose ed hanno verosimilmente compromesso la risoluzione del caso. Mai esaminato, ad esempio, è stato il materiale ematico rintracciato sotto il ponticello del canale di irrigazione.
Difatti, arrivata in maniera tardiva sul posto con il luminol, la polizia scientifica non era riuscita nell’attività di repertamento tracce proprio perché il sangue era già stato dilavato dal corso dell’acqua che scorreva nel canaletto di irrigazione. Con la conseguente perdita di informazioni preziose a livello investigativo. Il sangue sotto il ponte a chi apparteneva? Apparteneva ad Arianna?
Quel che è certo è che, all’epoca della sua morte, nel nostro Paese non era ancora praticata la Bloodstain Pattern Analysis, una tecnica forense basata sull’analisi delle tracce di sangue presenti su di una potenziale scena del crimine e che consente di stabilire le modalità con cui è eventualmente avvenuta un’aggressione. Questo tipo di tecnica, posto che sarebbe stata inutilizzabile poiché l’intervento della scientifica si era rivelato tardivo, è entrata nel novero delle attività investigative italiane solamente con l’omicidio di Cogne.
Non meno rilevante è il fatto che anche sulla borsetta di Arianna è stato rilevato già all’epoca dei fatti del materiale ematico. Che, almeno da quanto dichiarato dalla sorella, non sarebbe stato tenuto in debita considerazione.
Allo stesso modo non sarebbe stato chiarito il motivo per cui il cellulare ed il portafogli della ragazza si trovassero nell’abitazione dell’unico indagato. Il giovane ha dichiarato di averli semplicemente rubati dalla borsetta rinvenuta in quel tratto di strada. Non si è accorto che quella borsetta apparteneva alla sua amica e che era sporca di sangue? Così come ad oggi resta un mistero il perché sugli abiti di Arianna siano stati riscontrati segni di pneumatici.
Solamente i nuovi accertamenti scientifici potranno far luce sulla vicenda. A patto che non si trascuri mai l'importanza dell'investigazione tradizionale.