Com’è possibile che i vicini non abbiano sentito la bambina abbandonata in casa piangere: l’ipotesi della Procura
Non ha pianto la piccola Diana nei sei giorni che è stata lasciata a casa da sola. Nessun vicino ha sentito pianti e grida della piccola. Cosa sia successo in quei giorni è ancora tutto da capire, ma tra le ipotesi al vaglio della Procura c'è la possibilità che la madre, ora in carcere, abbia messo dei tranquillanti nel latte trovato a fianco del letto. Se all'interno del latte ci siano sostanze ansiolitiche sarà ancora tutto da confermare attraverso gli esami. Al momento certo è che una boccetta di En stata trovata in casa: si tratterebbe di un farmaco ansiolitico vuoto per tre quarti.
Cosa ha detto la donna durante il primo interrogatorio
Stando a fonti della Procura rivelate a Fanpage.it, durante un primo interrogatorio la donna avrebbe spiegato che gli ansiolitici appartenevano a un precedente compagno. Nessun nome e cognome, da qui l'ipotesi che Alessia Pifferi in realtà avrebbe potuto mettere le gocce nel latte. In questo modo si spiegherebbe la tranquillità della piccola e la mancanza di urla e di pianti durante i giorni in cui era stata abbandonata da sola in casa. Tutto però sarà svelato nel dettaglio dagli accertamenti scoperti nell'autopsia e sugli esami tossicologici.
La donna ha agito con l'intento di uccidere
Certo al momento è che la piccola è morta di stenti e che la donna ha agito con l'intento di uccidere. Stando a quanto precisato dalla Procura, Alessia Pifferi era consapevole che se lasciava la piccola sola in casa senza acqua e cibo sarebbe morta. Il caldo poi avrebbe accelerato il decesso. La donna si era allontanata da Milano per raggiungere il compagno nella Bergamasca lasciando la piccola in un lettino da campeggio e con a fianco un biberon. Ma c'è di più: Alessia Pifferi durante i sei giorni era tornata a Milano per alcuni affari del compagno ma non era passata di casa. Non era la prima volta che la donna lasciava la figlia a casa da sola: lo aveva fatto per un weekend intero ma al suo ritorno la piccola era ancora viva. Non questa volta quando la bambina era stata lasciata a casa da sola per sei giorni. Aveva raccontato al compagno che era invece con la sorella al mare.
La donna aveva partorito in casa, sconosciuto il padre
Dagli accertamenti emersi nelle ore subito dopo l'arresto anche quello che la donna aveva partorito in casa: la piccola era stata registrata in Comune ma non aveva mai avuto un pediatra. I servizi sociali non erano mai stati mai informati. La piccola però era stata registrata con il cognome della madre perché il padre era sconosciuto: anche ora non risulta chi sia. Oggi alle 13.30 al carcere di San Vittore a Milano è atteso l'interrogatorio di convalida in cui la donna potrebbe rivelare ulteriori dettagli sull'accaduto.