Come la mafia albanese spaccia droga sulle piste da sci: cosa accade a Livigno a due anni dalle Olimpiadi
Livigno è una delle mete turistiche più gettonate d'Italia. Qui ogni anno, e per tutto l'anno, arrivano turisti da ogni parte d'Europa. Ma proprio in questo posto insospettabile l'ultima indagine della Squadra Mobile di Sondrio ha svelato un traffico di cocaina proveniente dall'Albania e che vede coinvolti alcuni esponenti della mafia di Scutari, paese di oltre 135mila persone nell'Albania Nord-Occidentale.
Le indagini sono iniziate ad aprile 2023 e si sono concluse la scorsa settimana con l'esecuzione di 12 misure cautelari: sette in carcere, cinque agli arresti domiciliari e un obbligo di dimora. A vario titolo sono accusati di aver trasportato e venduto droga a Livigno, anche nelle piste da sci, destinata sia ai consumatori locali che ai turisti. Resta ancora latitante il ragazzo, un 26enne, che faceva da tramite tra parte della sua famiglia trasferita a Livigno e il clan mafioso di Scutari.
A spiegare a Fanpage.it le indagini e cosa sta succedendo in uno dei paesi più belli d'Italia è Niccolò Battisti, il capo della Squadra Mobile della Questura di Sondrio che ha diretto le indagini.
Che particolarità ha Livigno rispetto agli altri paesi d'Italia?
È una zona franca, quindi vuol dire che alcuni prodotti sono acquistabili dalla comunità senza pagare l'Iva. E già per questo si distingue dal resto d'Italia: è un posto in cui l'economia gira per forza. I livignaschi sono sempre più bravi a rinnovarsi. Livigno lavora senza sosta: costruiscono sempre e quindi sempre in espansione.
Questa particolarità aiuta la criminalità?
Per noi sì. Quando abbiamo iniziato le nostre indagini c'eravamo interrogati perché non è mai stata fatta un'indagine antidroga importante a Livigno. Eppure dove c'è economia e dove c'è turismo c'è anche malaffare.
Che cosa avete scoperto dalle indagini?
Sono emersi collegamenti con un appartenente a un clan mafioso albanese. Le nostre indagini hanno svelato che due famiglie normalissime, entrambe di Scutari, avevano deciso di abbandonare l'Albania e di trasferirsi a Livigno. Una volta qui si sono accorti che la vita è cara: a un certo punto uno di loro ha contattato un giovanissimo nipote che sta scalando piano piano i vertici della criminalità organizzata a Scutari. Così colgono l'occasione di far arrivare droga a Livigno e di rivenderla.
Queste due famiglie, sfruttando così un grado di parentela con persone rimaste in Albania, riuscivano a fare entrare droga a Livigno e a rivenderla.
Per la Polizia di Stato è stata una novità fare questo tipo di indagini: fare appostamenti non è stato facile in un territorio simile. Senza contare che è un delirio a Livigno: alberghi e ristoranti sono sempre pieni, nascondere e far girare la droga è facile. Gli indagati avevano capito che era il posto giusto, convinti che nessuno li avrebbe scoperti.
A Livigno questi esponenti agivano con metodo mafioso, ovvero estorsione e forza intimidatrice?
No. Si parla di mafia perché è stato accertato questo traffico di cocaina dall'Albania. A spedire la droga era un ragazzo di 26 anni, ancora latitante, nonché membro attivo di un clan. Lui tranquillamente con tre chiamate whatsapp riusciva a fare arrivare in Italia un chilo di cocaina che veniva poi veduta. Ma una volta sul territorio lombardo non avveniva nessun tipo di estorsione.
Deve essere precisato che gli indagati che spacciavano a Livigno non sono mafiosi, mentre il 26enne faceva arrivare la droga in Alta Valtellina sfruttando canali mafiosi di Scutari.
Questo per quanto tempo è andato avanti?
Da quello accertato da noi, dallo scorso luglio. Però secondo noi, anche se non è emerso con certezza, accadeva qualcosa di simile anche prima.
Chi sono i clienti di cocaina a Livigno?
Un po' di tutto: una volta arrivata la droga a venderla era soprattutto un uomo di 40 anni. Vendeva a spacciatori locali sia stranieri che italiani. La droga veniva poi spacciata anche sulle piste.
Tra meno di due anni Livigno sarà uno dei luoghi protagonisti delle Olimpiadi Milano-Cortina: questa indagine fa preoccupare ancora di più?
Non credo che questa indagine abbia innalzato il rischio di infiltrazione mafiosa più di prima. Il rischio è sempre alto: le indagini hanno dimostrato l'arrivo delle droga dalla mafia albanese. Verranno prese, come per ogni grande evento, tante precauzioni soprattutto per tenere fuori la mafia dalle gare d'appalti e quindi dai cantieri.