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Come funzionava il voto di scambio politico-mafioso nella maxi inchiesta contro la ‘ndrangheta a Brescia

Mauro Galeazzi è stato arrestato a Brescia con l’ipotesi di reato di voto di scambio nella maxi inchiesta della Dda che ha coinvolto 25 persone. Il 61enne, già consigliere comunale e assessore di Castel Mella, durante le elezioni amministrative del 2021 si sarebbe candidato sindaco con l’appoggio della “cosca Tripodi” alla quale in cambio, in caso di vittoria, avrebbe dato “indicazioni utili e appoggi per eventuali appalti”.
A cura di Enrico Spaccini
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La "cosca Tripodi", che secondo le indagini della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Brescia sarebbe riuscita a riprodurre una "locale" ‘ndranghetista nel territorio provinciale, non si sarebbe resa responsabile solo di reati economici o legati al traffico di stupefacenti, ma anche di "infiltrazioni a livello sociale e politico". Nel 2021, infatti, l'organizzazione avrebbe sostenuto la candidatura di Mauro Galeazzi a sindaco di Castel Mella in cambio, in caso di vittoria, di "indicazioni utili e appoggi per eventuali appalti che il Comune avrebbe poi dovuto affrontare". Il 61enne si trova agli arresti domiciliari con l'ipotesi di reato di voto di scambio.

I prestiti che Galeazzi avrebbe richiesto ai Tripodi

Galeazzi è un imprenditore di 61 anni residente a Castel Mella, dove in passato ha ricoperto la carica di consigliere comunale in quota Lega e assessore all'Urbanistica. Durante quell'esperienza, nel 2011 venne arrestato per corruzione, poi scarcerato e assolto in via definitiva (con quasi 17mila euro di risarcimento).

Stando a quanto ricostruito dalle indagini, i rapporti tra Galeazzi e i Tripodi sarebbero iniziato nell'agosto del 2020, quando l'imprenditore si sarebbe rivolto alla "cosca" chiedendo "prestiti" per far fronte ad "alcune problematiche di liquidità". Fino a settembre 2021, tramite Loris Maraffini che si sarebbe occupato della "materiale consegna delle somme di denaro", i Tripodi avrebbero prestato a Galeazzi un totale di 25mila euro dietro la promessa della restituzione di interessi "calcolati tra l'80 e il 60 per cento su base annuale". Galeazzi, però, sarebbe riuscito a restituire solo 19.800 euro.

La candidatura sindaco di Galeazzi e il supporto della "cosca"

A ottobre del 2020, durante uno degli incontri che sarebbero avvenuti negli uffici di Flero dei Tripodi, Galeazzi avrebbe comunicato a Stefano Tripodi di aver deciso di candidarsi a sindaco di Castel Mella con una propria lista. "Cerca di fare il sindaco che ti aiutiamo", gli avrebbe detto Stefano Tripodi, intercettato dagli investigatori, "perché a noi ci interessa", aggiungendo che "tutti i calabresi della zona li facciamo votare a tutti. Glielo dico io se no, non ti votano".

Nei giorni successivi, durante un'altra conversazione, Tripodi avrebbe proposto a Galeazzi di "avvicinarsi ad Acri". Il riferimento sarebbe a Giovanni Acri, medico ed ex consigliere comunale di Brescia in quota Fratelli d'Italia: "Lui è calabrese, è dei nostri", avrebbe detto Tripodi, "mangiate la stessa politica, ti presento io, questo ti farà conoscere, piano piano. Puoi fare una bella politica".

Il 2 ottobre 2021, il giorno prima delle elezioni, Tripodi avrebbe chiesto "in modo esplicito" a Galeazzi di fargli "fare soldi (…) con gli appalti", con l'imprenditore che avrebbe risposto: "Da vedere se ci sono degli appalti, sarebbe bello quello della Rsa". Lo stesso Tripodi avrebbe anche ipotizzato "di suggerire l'apertura di una Rsa ad Acri", con l'obiettivo di accedere ai fondi pubblici destinati a chi realizza questo tipo di strutture.

Le elezioni, però, portarono a un risultato deludente per Galeazzi. Con 99 voti raccolti in tutto, ovvero il 2 per cento del totale, non riuscì a conquistare nemmeno un seggio.

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