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Come funziona il sistema di Amazon Italia Transport che le permetteva di guadagnare milioni su cui indaga la Gdf

Amazon Italia Transport Srl è stata sottoposta a un sequestro di 120 milioni per frode fiscale: alla base secondo la Procura c’è uno schema fraudolento fatto di cooperative che si trasformano in “serbatoi” di manodopera e che servono all’azienda leader a non pagare l’Iva e i contributi ai lavoratori.
A cura di Giorgia Venturini
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Nel mirino della Guardia di Finanza questa volta c'è la Amazon Italia Transport Srl, sottoposta a un sequestro di 120 milioni per frode fiscale. Quello che è stato scoperto nella filiale italiana di Amazon, il gruppo fondato da Jeff Bezos con oltre 500 miliardi di fatturato all'anno, è lo stesso copione che si è ripetuto in altre indagini sui colossi della logistica. Alla base – secondo le indagini della Fiamme Gialle – c'è uno schema fraudolento fatto di cooperative che si trasformano in "serbatoi" di manodopera e che servono all'azienda leader a non pagare l'Iva e i contributi ai lavoratori. Ma come funziona nel dettaglio questo schema? E chi sono vittime e responsabili?

Come funziona lo schema fraudolento nei colossi della logistica

Cosa c'è dietro il sequestro di Amazon lo spiegano gli atti della Procura, le cui indagini sono state coordinate dei pubblici ministeri Paolo Storari e Valentina Mondovì e dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Milano con la collaborazione del settore contrasto illeciti dell'Agenzia delle Entrate.

Fondamentale per avviare uno schema fraudolento sono le cooperative, i consorzi o le società di capitali "che presentano una ingente forza lavoro e che fungono da meri serbatoi di manodopera". Si trattano soprattutto di soggetti giudici che hanno vita breve e rappresentate solitamente da un prestanome: il loro scopo è quello di "dissimulano – come spiega la Procura – somministrazioni irregolari di manodopera a favore di committenti più o meno conniventi, massimizzando guadagni illeciti in virtù del mancato pagamento delle imposte (dirette ed indirette), delle ritenute da lavoro dipendente e dei contributi previdenziali ed assicurativi". Così facendo è più facile nascondere mancati pagamenti di imposte e aumentare i guadagni.

Tutto a vantaggio della società committente, ovvero l'azienda leader nell'ambito della grande distribuzione: è lei a guadagnarci più di tutte dal sistema illecito che le permette di neutralizzare "il proprio cuneo fiscale mediante l’esternalizzazione della manodopera e di tutti gli oneri connessi".

Cos'è la Amazon Italia Transport Srl

Prima di capire nel dettaglio da quali accuse dovrà difendersi la Amazon Italia Transport, è bene prima capire di che tipo di azienda si tratta. La sua sede legale è a Milano, in viale Monte Grappa, ma la sua proprietà è interamente riconducibile alla società di diritto lussemburghese Amazon Europe Core Sarl che si occupa esclusivamente della gestione, manutenzione e sviluppo delle tecnologie della piattaforma del sito Amazon.it.

In altre parola la Amazon Italia Transport non ha un autonomo sito internet istituzionale "da cui acquisire la precisa descrizione dell'attività concretamente svolta", come tiene a sottolineare la Procura. A capo di questa filiale italiana del colosso Amazon c'è il venezuelano Gabriele Carlos Roberto Sigismondi, ovvero il presidente del consiglio di amministrazione, ora finito tra gli indagati dell'inchiesta della Procura e della Fiamme Gialle.

Di cosa è accusata la Amazon Italia Transport

Le indagini che svelano il sistema fraudolento della Amazon Italia Transport si sono concentrate sulle consegne così dette dell'ultimo miglio: ovvero si tratta "della consegna del pacco o del prodotto acquistato dal consumatore sul sito Amazon da un centro di distribuzione della Società al luogo di destinazione finale indicato dal cliente". E questo "ultimo miglio" negli anni ha avuto una enorme crescita anche in fatto di innovazione tecnologica richiamando così sempre più investimenti. Nel dettaglio la Procura spiega:

La necessità di rendere più rapido ed efficace il ciclo produttivo collegato allo stoccaggio e alla consegna della merce acquistata on line ha portato a massicci investimenti, volti alla automazione e alla digitalizzazione dell’intera filiera di servizio, secondo i dettami della cd. industria 4.0.

Spesso le imprese di medio-grandi dimensioni affidano a terzi questa fase del proprio ciclo produttivo. Così facendo l'esternalizzazione permette all'impresa committente di liberarsi dagli oneri di gestione del personale mantenendo però "il potere di sostituire il fornitore di servizio secondo le proprie esigenze".

Amazon Italia Transport nella fase del trasporto e consegna dell'ultimo miglio ha stipulato contratti d'appalto con diversi consorzi, cooperative e società di capitale. Queste hanno in carico un numero consistente di dipendenti e si trasformano così in "fornitori/serbatoi di personale di primo livello". E qui le cose si complicano come spiega la Procura:

Nei confronti dei “fornitori/serbatoi di personale di primo livello” emergono varie criticità di natura fiscale quali utilizzo in compensazione di crediti inesistenti, omessi versamenti IVA ed iscrizioni a ruolo di imposte non versate, inserite in un contesto operativo nell’ambito del quale Amazon Italia Transport S.r.l., attraverso i propri dispositivi tecnologici, esercita poteri direttivi organizzando di fatto l'attività complessiva di distribuzione e consegna merci, compresa quella relativa alla cd. consegna “di ultimo miglio” in apparenza appaltata ai predetti enti fornitori, esercitando direttamente nei confronti dei singoli corrieri, formalmente dipendenti dai sopra citati fornitori, i poteri specifici del datore di lavoro in termini di organizzazione dell’attività dei singoli corrieri, gestione della loro operatività, controllo del loro operato, fornitura della strumentazione informatica necessaria per l’esecuzione dei servizi.

Questo vuol dire che le società a cui viene affidato il servizio di consegna in realtà non ha alcun potere discrezionale. In altre parole, non vi è una piena ed autonoma assunzione del rischio imprenditoriale da parte delle singole società incaricate del servizio di consegna del "ultimo miglio". Così facendo "il formale rapporto giuridico, così come formalizzato nei contratti stipulati con i fornitori (…) dissimula pertanto rapporti di illecita somministrazione di manodopera".

Da qui la Guardia di Finanza ha svelato:

una struttura fraudolenta complessa a carattere piramidale dove grazie anche agli indebiti vantaggi fiscali conseguiti nei livelli più bassi della piramide – ove si collocano i soggetti “fornitori di secondo livello” che emettendo fatture nei confronti dei “fornitori di primo livello” procedono sistematicamente all’omesso versamento dell’IVA che nel contempo viene detratta dai “fornitori di primo livello determinando le relative criticità fiscali, si consegue un risparmio in termini di carico fiscale e/o contributivo di cui si avvantaggiano, a cascata, i soggetti presenti nei livelli superiori e con all’apice Amazon Transport S.r.l. che beneficia delle risultanze del meccanismo fraudolento medesimo, che consentono alla stessa di agire nel mercato con prezzi competitivi.

Riassumendo alla base c'è un'accusa di frode che consiste nell'Iva non versata dalle società serbatoio, così come c'è un mancato versamento di parte dei contributi. Oggi 23 luglio la Guardia di Finanza ha provveduto al sequestro di 120 milioni di euro.

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